Hai capito Andrea Villano! Tomo tomo, cacchio cacchio, come direbbe Totò, ha piazzato un colpo segreto che senza tema di smentita è la notizia dell’estate (non perché la pubblica la nostra testata). Il sindaco di Orta di Atella, in combutta con il consigliere regionale Luigi Bosco, ha “sistemato” nell’assemblea del Consorzio Idrico Terra di Lavoro l’allora assessore a “scadenza breve” Cesario Villano, meglio noto a Cesa come “Capa a cuppetto”, nominato pro tempore in quota Campania Libera. Il patto che sveliamo in anteprima ci riporta alla mente di nuovo il Principe della risata. Il film ideale per raccontare il caso Idrico è “Il medico dei pazzi”. Non vogliamo esagerare ma forse la trama della vicenda ortese è ancora più pazzesca della pellicola di Mattoli che fa scompisciare dalle risate. Oltre che ridicola la nomina di Villano (Andrea) a Villano (Cesario) si trascina una locomotiva di domande e sospetti. Partiamo dalle ombre col cono più piccolo. Il primo cittadino ha delegato l’esponente di Campania Libera il 12 luglio del 2018 (nella foto in basso). Come ha fatto a tenerlo nascosto per oltre un anno? Siamo certi che si tratta di una decisione presa in gran segreto. Ma sarebbe interessante sapere se è stata condivisa con qualcuno. I consiglieri e i politici di maggioranza ne sapevano qualcosa? C’è qualche altro che ha mantenuto la consegna del silenzio?

La sensazione è che si tratti di una manovra di palazzo a cinque. Al tavolo probabilmente c’erano il sindaco, Bosco, il presidente del consiglio Nando D’Ambrosio, il consigliere Salvatore Del Prete e Nicola Iovinella. Un pokerissimo per tre quinti abituato a giocare con carte truccate e a truccare non solo le carte. E gli altri consiglieri di maggioranza? Dormivano ovviamente. Il letargo è iniziato dall’insediamento dell’amministrazione e dura tuttora. Altro che orsi o ghiri. Direbbe Vasco Rossi “e tu dormi, dormi…”. Gran parte degli esponenti della coalizione di governo sono politicamente sordi, muti e ciechi. Soltanto per interesse personale tornano a sentire, a parlare e a vedere. Veniamo alle grandi ombre. Quelle del sindaco Villano, non di Jung, quindi consce.

Com’è possibile che Cicciobello abbia delegato Capa a cuppetto in un Consorzio di Comuni di cui Orta di Atella non fa più parte dal lontano 2001? Quell’anno il consiglio comunale guidato da Angelo Brancaccio diede il via alla costituzione della società Acquedotti uscendo contestualmente dall’Idrico Terra di Lavoro. A che titolo il sindaco Villano delega nel 2018 l’esponente di Campania Libera? E soprattutto con quale legittimazione politica, amministrativa e normativa? L’irregolarità del provvedimento è più accecante del sole d’agosto. A meno che non si scopra (ipotesi impossibile seppure ad Orta niente è impossibile) che l’ente locale non faccia ancora parte sulla carta del Consorzio. Dicevamo è praticamente impossibile perché altrimenti dal 2001 in poi avrebbe dovuto versare all’Idrico la quota annuale e indicare un proprio delegato nell’assemblea generale, cose mai avvenute, almeno a quanto ci risulta. Attendiamo smentite. In ogni caso anche un neonato sarebbe in grado di capire che quella delega era frutto di un contentino politico a Campania Libera.

I non smemorati di Collegno (Totò, grazie di tutto) ricorderanno le difficoltà del primo cittadino a varare la prima giunta. Nel luglio 2018 si consumò una frattura con Bosco e i suoi boys D’Ambrosio, Del Prete e Iovinella. Campania Libera non voleva indicare l’assessore in propria quota prima dell’elezione di D’Ambrosio a capo dell’assise. Poi fu trovata la geniale, sarebbe meglio direbbe folle, soluzione di nominare un assessore a “scadenza breve”. Toccò a Cesario Villano sacrificarsi. Poveretto, fare un sacrificio retribuito con i soldi dei cittadini ortesi non sarà stato facile. E qui entriamo in un altro cono d’ombra della delega dell’assemblea dell’Idrico. Le illegittimità passano da Villano in Villano. Andrea incarica Cesario. All’epoca della nomina quest’ultimo è assessore e docente, quindi dipendente pubblico. Per ricoprire la doppia carica non avrebbe potuto intascare tre stipendi, quello di assessore, docente e componente dell’assemblea del “Terra di Lavoro”. Ha rinunciato, come prevede la legge, a parte delle indennità o dello stipendio di insegnante? Altro arcano. Da svelare.

Mario De Michele

 

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