Era già tutto previsto. In Campania le primarie sono per il Pd sempre un campo di battaglia. Napoli, per la scelta del candidato sindaco, divenne la location del film “Dalla Cina con furore” (cinesi al voto in massa). E il trionfo di Andrea Cozzolino si trasformò in una vittoria di Pirro. Le parlamentarie del 2013 furono inondante dalla pioggia battente delle polemiche. A Ercolano è addirittura in corso un’indagine della Direzione distrettuale antimafia per il presunto tesseramento (gonfiato per le primarie comunali) di persone ritenute vicine alla camorra. E potremmo andare avanti all’infinito. Oggi niente di nuovo sotto il sole. A pochi giorni dal voto per individuare l’aspirante governatore del centrosinistra, nel partito democratico campano si è scatenata la guerra. Un Vietnam. L’europarlamentare Massimo Paolucci ha detto addio al Pd con una motivazione da far accapponare la pelle: “Ci sono candidati alle primarie che hanno stretto un patto con i consentiniani”. Non ha fatto nomi il deputato europeo. Ma negli ultimi tempi sono diventate sempre più insistenti le voci di contatti tra Andrea Cozzolino e ambienti del centrodestra (ricordiamo che può votare anche chi non è iscritto a forze politiche del centrosinistra). L’onorevole Guglielmo Vaccaro, anche lui vicino all’uscio della porta, ha sfidato finanche Matteo Renzi criticando la contrarietà di Roma a superare le primarie: “Non vorrei che il candidato del premier sia Caldoro”. Sotto i “bombardamenti democratici” è caduto Gennaro Migliore, che oggi si è tirato fuori dalla mischia. In questo scenario con 5 candidati in corsa avrebbe rischiato di arrivare sesto. Un’altra vittima “illustre” è Gino Nicolais. L’ex ministro è stato sedotto e abbandonato. Il suo nome era ben visto a Roma. Ma per fare all-in su di lui serviva un’ampia convergenza sul piano regionale. E soprattutto il via libera di Vincenzo De Luca. Che però, tanto per (non) cambiare, non ha voluto sentire ragioni. “Non mi faccio indietro”, ha detto e ribadito in questi giorni. L’intransigenza dell’ex sindaco di Salerno ha paralizzato la sua squadra. Che è andata nel pallone. E non sapendo con quale modulo giocare è finita in blocco in offside. Ora i deluchiani-renziani non sanno come ritornare in partita. Hanno perso tempo. Troppo. Giorni e giorni trascorsi a fare chiacchiere in libertà mentre avevano la possibilità (con l’ok di Luca Lotti e Lorenzo Guerini) di indicare un nome di area per superare le primarie, ovviamente con il conseguente ritiro di De Luca. E adesso che fare? Davanti a loro c’è un bivio: continuare a sostenere De Luca fino in fondo; oppure fare buon viso a cattivo gioco e appoggiare Cozzolino. Il caos degli ultimi giorni ha spianato la strada all’europarlamentare. Le componenti interne pro Migliore si sposteranno in gran parte su di lui. La “dipartita” di Paolucci gli lascia molta più manovra di azione su Napoli. E l’altolà di Roma al tentativo in extremis di stoppare le primarie, tentato martedì scorso, è apparso come una sorta di lasciapassare a Cozzolino. E quindi il fronte già disomogeneo di renziani e affini (Tartaglione, Casillo, Caputo, Russo, Topo, Amato, Marrazzo) ha iniziato a scricchiolare e a presentare le prime crepe. Topo, Russo e Amato già si sono sfilati. Ed entro stasera ci potrebbe essere la resa totale. Ma non incondizionata. Nelle prossime ore si terrà una riunione tra i deluchiani-renziani per ufficializzare la scelta del candidato alle primarie. Potrebbe arrivare il colpo di scena: “Andiamo anche noi con Cozzolino”. Oppure: “Con De Luca fino alla morte”. Per come si sono messe le cose qualsiasi decisione lascerà l’amaro in bocca.

Mario De Michele

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