Non denunciò il ricatto perché temeva che la vicenda avrebbe potuto avere conseguenze negative sull’amministrazione del Comune. E se in un primo momento minimizzò le minacce, anche con gli esponenti del Movimento Cinque stelle nelle cui liste è stata eletta, è solo perché la consapevolezza di essersi venuta a trovare sotto ricatto è maturata nel tempo. Sono alcune delle spiegazioni – secondo le poche notizie trapelate al termine dell’interrogatorio – offerte dal sindaco di Quarto (Napoli) Rosa Capuozzo, espulsa oggi dal M5s, ascoltata in qualità di testimone-parte offesa nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte infiltrazioni camorristiche nel Comune. Per circa tre ore la Capuozzo è stata ascoltata dal pm della Dda Henry John Woodcock, titolare dell’indagine coordinata dai procuratori aggiunti Giuseppe Borrelli e Filippo Beatrice. Si tratta del quarto interrogatorio come persona informata dei fatti – il primo davanti ai Carabinieri, gli altri tre in procura – da quando gli inquirenti scoprirono il presunto tentativo di estorsione ai suoi danni che avrebbe messo in atto Giovanni De Robbio, consigliere comunale, sospeso dal M5s in seguito agli sviluppi dell’inchiesta. Quest’ultimo l’avrebbe minacciata, mostrandole una foto aerea che documenterebbe abusi edilizi nell’abitazione della Capuozzo. Un gesto che avrebbe dovuto, nelle intenzioni di De Robbio, impaurirla e indurla ad accettare una serie di richieste, tra cui la nomina di assessori e funzionari nonché l’affidamento della gestione del campo sportivo a esponenti della famiglia Cesarano, impresari di pompe funebri e ritenuti vicini al clan camorristico dei Polverino. Lei in un primo momento negò i ricatti, poi fece sostanziali ammissioni salvo poi ”ritrattare” nel corso di dichiarazioni ai giornalisti. ”Sono decisa ad andare avanti, a portare avanti il progetto del Movimento anche senza simbolo, a lavorare per Quarto”, ha detto ai cronisti al termine dell’interrogatorio. Per gli inquirenti l’esistenza degli illeciti ai suoi danni è documentata da una serie di intercettazioni telefoniche in cui la Capuozzo appare preoccupata, spaventata, anche se rimane ferma nella sua posizione di respingere ogni tentativo di pressione o interferenza. Ciò è testimoniato soprattutto da una telefonata del 24 novembre scorso in cui si confida con la sua amica e consigliere comunale Concetta Aprile, anche lei del movimento dei pentastellati, nonché da altre conversazioni con il capogruppo Alessandro Nicolais. Sia Aprile sia Nicolais sono stati ascoltati, sempre come persone informate dei fatti, dal pm Woodcock prima dell’interrogatorio del sindaco. La Aprile, parlando con i giornalisti all’uscita della procura, ha escluso che nella telefonata con il sindaco si sia fatto riferimento a ricatti. “Siamo persone oneste, forse sprovvedute, ma onestissime, agnelli – ha detto – in mezzo ai lupi”. “Non c’era nessun ricatto, non poteva esserci – ha ribadito – perché sulla casa non vi era stata alcuna irregolarità”. A proposito di De Robbio ha sostenuto che era “pressante, insistente, provocatorio” . Ma ha sempre ribadito la correttezza del proprio operato e di quello del sindaco. “Sulla trasparenza nostra – ha detto – non si discute. Io non transigo”. Per quanto riguarda il futuro dell’amministrazione di Quarto dopo l’espulsione dal M5S del sindaco, la Aprile ha affermato: “siamo compatti, decisi ad andare avanti anche senza simbolo”.

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