Il gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) Giuseppe Meccariello ha convalidato il fermo disposto dal pm Antonella Cantiello a carico del 27enne Antonio Caliendo per i reati di tentato omicidio e maltrattamenti nei confronti della convivente, la giovane di 20 anni, Rosaria Aprea, emettendo contestuale ordinanza di custodia cautelare in carcere. L’interrogatorio è durato circa due ore.”Sono innamorato di Rosaria, e dispiaciuto per quanto accaduto. Spero che guarisca il prima possibile”.
Ha esordito così il 27enne Antonio Caliendo, difeso dalla sorella e dagli avvocati Alessandro e Pasquale Diana, prima di rispondere alle domande del gip. Il giovane ha affermato che l’episodio sarebbe stato originato da un litigio per futili motivi, e non per uno scatto d’ira dovuto alla gelosia. “Domenica sera – ha spiegato il giovane – mi sono recato a Macerata Campania a casa di Rosaria in quanto dovevamo uscire per assistere ad una processione religiosa. Eravamo solo io e lei in casa, la madre e i fratelli erano già in piazza; Rosaria però non voleva uscire con me, così mi sono diretto verso l’uscio per andarmene, poi una volta sul pianerottolo lei mi ha spinto, a quel punto ho reagito spingendola anch’io”. “Le ho dato poi anche un calcio per allontanarla, ma non era così forte – ha aggiunto – Lei è caduta e si lamentava, così io le ho chiesto se stava bene e mi sono offerto di portarla in ospedale ma lei ha detto che avrebbe atteso la madre”. Il giovane ha negato di aver preso a pugni la compagna. “Le ho dato solo quel calcio”, ha insistito, ammettendo poi che in passato “ci sono stati tra di noi altri momenti di tensione; le ho dato qualche schiaffo ma nulla più”. Sarà decisiva a questo punto la versione che fornirà la 20enne Rosaria Aprea, ricoverata in prognosi riservata all’ospedale di Caserta. Stamani gli investigatori della Squadra Mobile di Caserta non l’hanno potuta sentire viste le sue condizioni fisiche e psicologiche.