CASERTA – Al termine di una complessa indagine coordinata da questa Procura della Repubblica – Sez. reati contro il patrimoniio, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Casetta hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dall’Ufficio G.I.P. presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, nei confronti di nove soggetti, ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine a mano armata in danno di diversi titolari gioiellerie.
L’articolata attività d’indagine, che ha consentito di ottenere i provvedimenti restrittivi, è stata avviata nel settembre 2011, a seguito di una rapina commessa ai danni della gioielleria “Emozioni d’oro” in Macerata Campania (CE) e, successivamente, estesa ed orientata su un gruppo criminale originario dell’area napoletana e composto, tra l’altro, da sei donne, dedito in maniera seriale alla consumazione di efferate rapine, apparentemente a mano amata, in danno di gioiellerie nelle province di Caserta e Napoli.
L’indagine, parallelamente condotta mediante attività tecniche e tradizionali attività investigative, in alcuni casi ha permesso di monitorare in diretta le fasi preparatorie e quelle immediatamente successive alle rapine, consentendo di ricostruirne le dinamiche nonché i ruoli di ciascun componente. La tecnica utilizzata, tanto semplice quanto efficace, era ispirata fondamentalmente agli elementi maggiormente caratterizzanti i due sessi: le donne, infatti, introducendosi all’interno delle gioiellerie sotto le rassicuranti, ma mentite spoglie. di potenziali acquirenti di costosi oggetti, assicuravano agevole accesso all’altra componente, mentre il gruppo armato e violento degli uomini che, con ferocia e determinazione devastanti, annullava la capacità di reazione delle vittime e faceva razzia di gioielli e di ogni sorta di ornamento prezioso, ben distinguendoquelli di maggior valore.
La peculiarità del sodalizio è stata proprio la costante e strumentale presenza di donne che hanno avuto il compito specifico di effettuare i sopralluoghi e poi, tornate al negozio, di farsi aprire la porta d’ingresso per favorire l’accesso dei compiici uomini. Vi è quindi una ben precisa divisione di compiti che spiega il reato associativo. L’attività delittuosa è risultata molto remunerativa. soprattutto nell’attuale momento storico che vede la quotazione dell’oro aumentare sempre di più. rappresentando una sicura forma d’investimento anche sotto il profilo criminale, tenuto peraltro conto della capillare rete di commercializzazione (legale e non) presente sul territorio.
Ecco tutti i colpi messi a segno dalla banda:
1. Caserta, 20 settembre 2011: tentata rapina ai danni della gioielleria “Gioielli e gioielli”; nella circostanza quattro malfattori giunsero a bordo di due ciclomotori, travisati da casco integrale, e tre di essi fecero irruzione armati all’interno dell’esercizio, grazie ad una delle indagate che aveva consentito loro l’accesso;
2. Maddaloni, 17 novembre 2011: rapina ai danni della gioielleria “Tagliafìerro 1934”; anche in questo caso tre uomini armati (di cui due travisati), favoriti da una delle indagate, fecero irruzione nella gioielleria ed asportarono denaro e gioielli dalla cassaforte; nel contempo, all’esterno altri due compiici assolvevano la funzione di “palo”.
3. Cicciano, 15 dicembre 2011: tentata rapina ai danni della gioielleria “Forino”; due indagate, nella circostanza, entrarono all’interno dell’esercizio, cercando di favorire l’ingresso del gruppo armato (tre uomini travisati) che, tuttavia, non riuscì nell’intento per la pronta reazione del titolare che con una spallata fece chiudere la porta d’ingresso, impedendo quindi la fuga alle due donne, le quali furono per questo tratte in arresto unitamente ad una terza che aveva funzioni di “palo” all’esterno. Gli uomini, invece, riuscirono a fuggire;
4. Maddaloni. 24 agosto 2012: rapina ai danni della gioielleria “Bove”; tre uomini armati (due dei quali con casco integrale) fecero irruzione all’interno della gioielleria ed asportarono denaro e preziosi, malmenando brutalmente anche il titolare che aveva tentato una minima reazione.
A capo della banda vi era il 22enne pregiudicato Gianluca Grillo. il quale si occupava della pianificazione delle rapine, della convocazione degli associati, della fissazione di appuntamenti, dell’organizzazione dei sopralluoghi, dell’acquisizione di mezzi rubati da utilizzare nella commissione delle rapine, della spartizione del bottino. Il predetto era l’unico indagato attualmente già detenuto, poiché tratto in arresto nel febbraio u.s. per una rapina commessa in provincia di Avellimi nell’ottobre 2012. Molti dati probatori sono stati acquisiti dai Carabinieri dalle conversazioni tenute da alcune indagate che, trasgredendo alle rigide imposizioni del leader Grillo, hanno in taluni casi commentato, seppur utilizzando un linguaggio criptico. le fasi salienti delle rapine e l’esito delle stesse.