CASAL DI PRINCIPE –  Il deputato del Pdl Nicola Cosentino, ex sottosegretario all’economia, sarà processato per il presunto reimpiego dei capitali del clan dei Casalesi nella costruzione di un centro commerciale nella provincia di Caserta.

Il rinvio a giudizio è stato deciso oggi dal gup Eduardo De Gregorio che ha accolto le richieste dei pm Antonello Ardituro e Henry John Woodcock. Cosentino, difeso dagli avvocati Stefano Montone e Agostino De Caro, comparirà il 23 gennaio davanti alla prima sezione del Tribunale di Napoli, collegio A. L’ex coordinatore del Pdl in Campania è imputato di corruzione e di reimpiego di capitali illeciti, aggravato dall’avere agito per favorire un clan camorristico. E’ stato invece prosciolto dall’accusa di falso mentre è stata dichiarata prescritta l’ipotesi di violazione della normativa bancaria. Cosentino, indicato dai magistrati come “referente politico nazionale del clan dei Casalesi”, avrebbe esercitato pressioni su una filiale romana di Unicredit, per l’apertura di una linea di credito per la costruzione del centro commerciale “Il Principe” che avrebbe dovuto essere realizzato nel 2007 nei pressi di Casal di Principe (Caserta). Secondo gli inquirenti la struttura, mai portata a termine, doveva servire come serbatoio elettorale del sindaco Cipriano Cristiano. Il finanziamento fu però bloccato perché la richiesta risultò formulata sulla sulla base di una fidejussione falsa. “Il Centro Commerciale – ha spiegato il pm Ardituro – è una grande operazione economica volta a creare un contenitore nel quale riciclare (rectius reimpiegare) i soldi della camorra. Ciò deriva innanzitutto dal fatto che l’imprenditore che formalmente cura l’operazione non ha una lira, dal fatto che occorre inventarsi operazioni bancarie che diano parvenza di legalità all’inizio dei lavori e dal fatto che i soggetti interessati alla vicenda, dal punto di vista imprenditoriale sono camorristi o schermo della camorra”. Quanto alla posizione del parlamentare, Ardituro ha sostenuto che “i fatti e le condotte contestate a Cosentino vanno letti ai fini della consapevolezza del suo agire anche in relazione al suo ruolo di stabile supporto all’organizzazione criminale” (ipotesi quest’ultima al centro dell’altro processo a suo carico in corso a Santa Maria Capua Vetere). Sono complessivamente 22 gli imputati per i quali il gup ha disposto il rinvio a giudizio; 44 hanno scelto invece il rito abbreviato nell’ambito dell’altro filone del processo, in cui non è tuttavia chiamato in causa il parlamentare, che fa riferimento a brogli durante le elezioni del 2010 in cui sarebbe stato attuato il sistema della “scheda ballerina”. I sostenitori del candidato sindaco Antonio Corvino, secondo la ricostruzione dei magistrati, dovevano portare fuori dal seggio una scheda elettorale in bianco che, dopo essere stata contrassegnata con il voto di preferenza, veniva consegnata a un altro elettore e inserita nell’urna. L’ elettore, a sua volta, portava fuori dal seggio la scheda che gli era stata consegnata al seggio per alimentare il meccanismo fraudolento. Tra le parti lese figura il ministero degli Interni, “con riferimento ai brogli elettorali consistiti nell’impossessarsi di una scheda elettorale vidimata e controfirmata dai componenti del seggio ma non ancora votata, sottraendola dal seggio elettorale”. Due soli gli imputati prosciolti, Mario Santocchio, esponente del Pdl locale, e Francesco Cavalieri.

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