Uno dei re delle Ecomafie, Cipriano Chianese, titolare della “bomba ecologica” Resit di Giugliano in Campania (Napoli), colletto bianco dei Casalesi sotto processo a Napoli per disastro ambientale con boss del calibro di Francesco Bidognetti, durante le fasi calde dell’emergenza rifiuti, “era una sorta di monopolista nel settore dello smaltimento, il lupo a guardia delle pecore… influentissimo a livello del Commissariato di Governo che autorizzava sempre le sue discariche”. E’ nelle parole del collaboratore di giustizia Giuseppe Valente, riportate nei verbali degli interrogatori resi nei mesi scorsi ai pm della DDA di Napoli, una delle possibili spiegazioni del protrarsi ultradecennale dell’emergenza ambientale in Campania; Valente parla per conoscenza diretta dei fatti, essendo stato ex presidente del Consorzio dei rifiuti Caserta 4 e di Impregeco, condannato a tre anni e dieci mesi di reclusione per la gara d’appalto “truccata” aggiudicata dal Ce4 ai fratelli Orsi, imprenditori legati al clan Bidognetti. E delinea una quadro di totale asservimento ai voleri di Chianese della struttura pubblica deputata proprio a gestire l’individuazione e l’apertura di discariche, e a liquidare le relative fatture milionarie.
Sotto accusa finisce soprattutto l’ex Sub- commissario per l’emergenza rifiuti dal 2000 al 2004 Giulio Facchi, numero due del Commissario Antonio Bassolino. “Quando in Commissariato arrivava Chianese – racconta Valente – Facchi faceva uscire tutti per restare da solo con lui. Erano incomprensibili – prosegue – le ragioni per cui il Commissariato di Governo autorizzasse le discariche di Chianese benché ci fossero altre alternative, e benché Chianese diversamente dagli enti pubblici più elastici nel pretendere i pagamenti dal Commissariato, imponesse i pagamenti bloccando la sua discarica (la Resit, ndr) e impedendo gli smaltimenti presso la stessa, subordinando lo sblocco sempre ai pagamenti”. “Chianese – dice ancora Valente – era determinante: bloccando anche un solo giorno la sua discarica, nel mettere in crisi il sistema regionale ed era estremamente grave porre in una posizione così rilevante Chianese, era come ‘il lupo a guardia delle pecore’, oppure ‘aver messo la testa nella bocca del leone’. A sostenere Chianese, racconta sempre Valente, era anche Nicola Cosentino, che si spese per far riconoscere dalla società Impregeco, formata dai consorzi Ce4, Napoli1 e Napoli3 e di cui il collaboratore era allora il presidente, un presunto credito vantato da Chianese di 20-25 milioni di euro. “Nicola Cosentino mi disse di deliberare in tal senso ma io gli dissi che era impossibile. Il credito – aggiunge Valente – era parzialmente inesistente e comunque non verificato. Quando Cosentino mi chiese di riconoscere il credito mi disse che Chianese era un suo amico e sostenitore di Forza Italia, e che era ‘una brava persona’, un modo di dire dalle parti nostre”. E’ sempre Chianese, secondo Valente “a ispirare” la nota del Commissariato di Governo, firmata da Giulio Facchi e Massimo Paolucci, che revocò l’affidamento della gestione di numerose discariche a Impregeco.