Investire in cultura è scelta saggia. Non ci piove. Altrettanto giusto e doveroso è dar conto di come e da chi vengono spesi i soldi pubblici. Quelli dei cittadini. Se sul piano culturale Pulcinellamente, giunta quest’anno alle 21esima edizione (inizia domani 26 aprile), ha rappresentato in passato un’eccellenza del territorio atellano e non solo, sotto il profilo gestionale la rassegna di scuola-teatro nasconde dietro le quinte molti aspetti da chiarire. Del resto c’è poco da sorprendersi. Il direttore generale e capo indiscusso è da sempre lui, “l’andreottiano” Elpidio Iorio, colui che più e meglio del Divo è riuscito a essere evergreen, a restare sempre a galla col passare dei decenni, a sopravvivere ai sindaci, alle amministrazioni comunali e ai partiti. Fatte le debite proporzioni, nel suo piccolo, Iorio ha mostrato un pragmatismo e una realpolitik che non ha nulla da invidiare al Belzebù della Dc.

In tenera età l’immarcescibile Iorio ha ricoperto la carica ben retribuita di assessore comunale. Nel quadriennio 2001-2004 è stato nominato responsabile della comunicazione del Consorzio GeoEco, meglio ancora remunerato, grazie alla raccomandazione di Brancaccio, tuttora in cella per camorra. Quando l’ex sindaco ortese è stato eletto consigliere regionale (nel maggio 2007 fu arrestato per peculato) Iorio è entrato a far parte della sua segreteria. Anche in questo caso intascando un bel po’ di soldi al mese. Sempre su raccomandazione di Brancaccio è stato assunto a tempo indeterminato nella società idrica Acquedotti. Nel frattempo la rassegna PulciNellaMente cresce. Di pari passo aumentano anche i contributi pubblici e gli introiti dell’associazione Il Colibrì di “proprietà” di Iorio. Che c’entra il sodalizio Colibrì? È il vaso di Pandora dove confluiscono in vent’anni decine di migliaia di euro. L’associazione è sempre tenuta debitamente in considerazione dalle amministrazioni comunali fin dal lontano 1998.

La pioggia di soldi pubblici arriva nel quinquennio 2008-2012. In quel periodo Iorio è assessore ai Lavori pubblici della giunta guidata da Eugenio Di Santo, poi condannato nel 2015 per tentata induzione alla concussione per aver chiesto a un imprenditore un braccialetto “tennis”. Durante il suo mandato di assessore, circa 5 anni, l’associazione Colibrì di cui Iorio è “socio unico”, ha incamerato dal Comune di Sant’Arpino la bellezza di 30mila euro. Nelle delibere la giunta demandava al responsabile del Servizio Cultura “l’adozione dei consequenziali atti gestionali, previa acquisizione della necessaria documentazione contabile di rendicontazione”. Alle comunali del 2013 Iorio si candida contro Di Santo nella lista “Sant’Arpino Libera e Democratica” capeggiata da Francesco Capone, che perde la sfida elettorale. Perché abbandona Di Santo e da allora si oppone all’ex sindaco (il male assoluto) col quale era sempre andato d’amore e d’accordo? Per due motivi. Il primo conduce di nuovo a Brancaccio che si era legato al dito la sgradita candidatura di Di Santo alle provinciali del 2010, competizione nella quale era sceso in campo anche lui. Dopo alcuni mesi dal voto l’ex sindaco ortese iniziò a pressare il suo “pupillo” Iorio affinché quest’ultimo si sganciasse da Di Santo. Dopo un periodo di strenua resistenza il presidente-proprietario dell’associazione Il Colibrì rassegnò le dimissioni da assessore verso la fine del 2012. Per richiamare Iorio all’ordine Brancaccio lo minacciò: “Ti faccio spostare dal comodo ufficio della sede dell’Acquedotti a misurare in strada il consumo idrico dei contatori dell’acqua”. Un “invito” perentorio subito accolto dal dominus di PulciNellaMente, rassegna per la quale nel 2017 la Ragione Campania ha sborsato ben 50mila euro.

Intanto prosegue la carriera politica di Iorio. L’anno scorso Antonello Velardi, sindaco piagnone di Marcianise, lo nomina assessore. Mah. Cose da pazzi. Arriviamo al secondo motivo che lo spinse a inasprire i rapporti con Di Santo. Anche stavolta di mezzo c’è un posto di lavoro. In questo caso per la moglie. Prima della presentazione delle liste alle comunali del 2013 la consorte, l’avvocato Laura Di Rubba, fu assunta in una delle ditte di Francesco Capone. All’indomani Iorio si schierò con Capone e si candidò contro Di Santo. Torniamo all’associazione Colibrì. Abbiamo detto che nel quinquennio 2008-2012 ha incassato dal Comune di Sant’Arpino circa 30mila euro. Ma i rubinetti dei soldi pubblici sono rimasti ancora aperti a getto continuo e a pressione alta. Da allora Iorio tramite il suo sodalizio si è messo in saccoccia una media di 5mila euro all’anno. L’ultimo assegno staccato dall’amministrazione Dell’Aversana risale a pochi mesi fa e riguarda il 2018. Facendo i conti della massaia nell’ultimo decennio nelle casse del Colibrì sono entrati oltre 50mila euro, ai quali si aggiungono quelli ottenuti dal ’98 in poi per un totale di circa 80mila euro.

Si tratta di denaro pubblico. Quali iniziative ha promosso l’associazione? Che beneficio ne ha tratto la collettività? Egregio sindaco Dell’Aversana, ci consenta di dare un’occhiata ai rendiconti per capire in quale imbuto è finita la fiumana di denaro pubblico. Abbiamo la sensazione che i soldi dei cittadini siano volati via nel vento. Come un Colibrì.

Mario De Michele

(continua…)

 

 

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