Il popolo degli scout invade Casal di Principe nel nome di don Peppe Diana, il sacerdote ex capo-scout che la camorra uccise 20 anni fa (il 19 marzo del 1994) per ridurre al silenzio una voce forte del dissenso e un esempio di impegno quotidiano contro i clan. “Dopo 20 anni ci siamo ancora, contro la camorra qui e ora” hanno gridato oggi per le strade di Casal di Principe gli oltre 5.000 scout, provenienti soprattutto dalle altre province campane, ma anche da Lazio, Calabria, Sicilia, Basilicata, Marche; un altro migliaio di cittadini, con tanti bambini, si unisce al corteo partito poco dopo le 9.30 di oggi. Un fiume urlante, gioioso e colorato, in cui a spiccare è l’azzurro e il blu di camicie e foulard. Con fantasia e semplicità, gli scout provano a dare una concreta dimostrazione del cambiamento avvenuto e dell’impegno profuso in questi 20 anni sul solco dell’insegnamento di Don Diana: in molti si presentano con il volto parzialmente mascherato da orecchie, nasi, occhiali colorati costruiti a mano a dimostrare il nuovo modo di “sentire, parlare, osservare”; quelle stesse parti anatomiche vengono poi affisse ai muri delle strade dove sorgono le case dei boss della camorra, a testimonianza del coraggio che sfida ogni omertà.
Lungo il tragitto espongono un lenzuolo di 37 metri realizzato dagli scout della “Zona Liternum” (comprende 11 gruppi dei comuni compresi tra Aversa e Napoli), con disegni e racconti di come concretamente ogni gruppo ha vissuto il “passaggio da terra di camorra a Terre di Don Peppe; un riferimento alle lenzuola di protesta sventolate il giorno del funerale. Commovente il saluto reso a “Mamma Iolanda”, la madre del prete, che si affaccia al balcone della sua abitazione sventolando il “gilwell” del figlio (il foulard che indica la promessa di un capo scout), manifestando tanta gioia questa volta rispetto al giorno dei funerali quando piangeva agitando tra le mani quello stesso foulard. Qualche mese fa proprio l’anziana madre di don Diana aveva scritto all’Agesci un’accorata lettera pregando che gli scout tornassero a Casale “per vedere Peppino tornare a vivere in loro”. Ultimo gesto simbolico quando verso la fine della marcia gli scout mettono le mani in cartoni riempiti di terra, a dimostrazione del loro impegno quotidiano nella vita reale. “Don Peppe si è sacrificato per noi, quello che ha fatto non lo dimenticheremo mai” dicono Amelia e Rossana, scout del gruppo di Aversa residenti a San Cipriano d’Aversa. “Per noi don Peppe è un eroe” rispondono all’unisono Matteo e Serena, fratelli scout provenienti da Pesaro. “La nostra presenza è il miglior segnale di speranza e rinascita per questa terra” dice Michele Martino responsabile del settore dell’Agesci Campania Pace Non Violenza e Solidarietà.
“Oggi non celebriamo alcun rituale, ma solo il trionfo delle parole di don Peppe nell’attività quotidiana degli scout” afferma Matteo Spanò, coordinatore nazionale dell’Agesci insieme a Marilina Laforgia. Il corteo si conclude nel piazzale antistante il cimitero di Casal di Principe (dove è sepolto don Peppe); i muri esterni della struttura vengono tappezzati dagli scout con manifesti e striscioni con scritte colorate. E’ in questo scenario che il vescovo di Aversa, Angelo Spinillo, pronuncia le ultime parole della giornata in occasione della Santa Messa. “Don Peppe è una benedizione per la propria terra e per il suo popolo, ha sentito la chiamata del suo Dio e non ha temuto il calvario”.