“Sindaco, io quel coso (il braccialetto con diamanti, ndr) non l’ho preso, questo non ha voluto l’assegno e quindi non ce l’ho fatta a prenderlo, ma devo dire la verità, Sindaco, io non ce la faccio a comprare questo coso, a prendere questo coso per questo giudice, non mi guardare così”. E’ con queste parole, che denotano uno stato di profonda pressione psicologica, che l’ imprenditore di Lusciano si rivolge al sindaco di Sant’Arpino, Eugenio Di Santo, nel corso dell’incontro del 25 novembre scorso captato dagli inquirenti.
Un’ intercettazione fondamentale per chiudere l’indagine resa possibile dall’imprenditore, che aveva addosso una microspia. “Questo è un guaio da risolvere”, risponde il sindaco. “Perché – prosegue l’imprenditore cercando quasi di giustificarsi – poi il prezzo è già poco sindaco, 2,21 (2,21 euro a pasto è il prezzo che aveva consentito all’operatore di aggiudicarsi l’appalto per la mensa), poi sto facendo quei 24 pasti gratuiti, come la vedi tu?”. “Devi lavorare sempre in prospettiva,in prospettiva per la gara dell’anno prossimo” risponde il sindaco, facendo riferimento al fatto che la gara aggiudicata dall’imprenditore è valida un anno. “Quattro e tre vogliono, più poco non ci sta”, prosegue l’imprenditore riferendosi al prezzo del braccialetto, oltre 4 mila euro rispetto ai 2-3mila ventilati dal sindaco, che a questo punto consiglia: “io ti dissi, guarda, due, massimo due e cinque, ma tu li puoi dare a me e glielo vado a prendere io”; “in contanti?” chiede il denunciante. “Eh, eh, io vedo di prendergli una cosa intorno ai due, due e cinque”, replica il sindaco. Di Santo fa parte di una famiglia di ricchi imprenditori dei quali amministra il patrimonio. Ieri sera l’ultimo consiglio comunale cui ha preso parte.