Un sequestro preventivo di beni per 239,7 milioni di euro, disposto dal gip di Napoli, è stato eseguito stamane nei confronti della società Kuwait Petroleum Italia. L’ammontare è pari, secondo l’accusa della procura partenopea, al profitto ottenuto mediante lo smaltimento illecito di rifiuti di lavorazione pericolosi. Il sequestro per equivalente – spiega in una nota il procuratore aggiunto di Napoli Filippo Beatrice, coordinatore della Dda che è titolare dell’inchiesta – è stato disposto nei confronti della società Kuwait Petroleum Italia perché ritenuta responsabile di condotte penalmente rilevanti contestate ad alcuni suoi dirigenti. Il decreto di sequestro, emesso dal gip su richiesta della Dda, è stato eseguito stamane dall’Agenzia delle Dogane di Napoli e dalla Capitaneria di Porto. Agli otto indagati – tra i quali Alessandro Gilotti, legale rappresentante della società, e Roberto Zaccaro, direttore delle risorse umane, acquisti e appalti della Kuwait Petroleum Italia di Roma – viene contestato lo stoccaggio di ingenti volumi di rifiuti pericolosi (42mila metri cubi di acque oleose) nei serbatoi installati nel deposito fiscale Kuwait di Napoli, e il loro successivo smaltimento illecito al fine di non sostenere le spese per il corretto trattamento delle sostanze. Le indagini avevano già portato nel novembre 2013 al sequestro di attrezzature dell’azienda. Secondo la procura le intercettazioni telefoniche e le mail provenienti dai computer sequestrati “hanno consentito di risalire all’esistenza di un accordo tra i responsabili del deposito di Napoli e i vertici della società Kuwait spa, nonché di riscontrare come l’illecito smaltimento dei rifiuti sia stato oggetto di una scelta consapevole della società, allo scopo di non affrontare gli oneri economici derivanti dall’osservanza della normativa in materia, introitando in tal modo le somme che avrebbero dovuto essere impiegate e che costituiscono l’illecito profitto sottoposto a sequestro”.
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