C’è poco da aggiungere. Basta leggere le dichiarazioni di Orlando Lucariello ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli per inquadrare appieno il ruolo di spicco di Michele Aletta nel clan dei Casalesi. Nell’ambito del processo che ha portato alla condanna definitiva di Angelo Brancaccio per 416 bis, l’allora referente della cosca, oggi collaboratore di giustizia, attribuisce in ogni interrogatorio una veste di primo piano al cognato dell’attuale vicesindaco di Succivo Salvatore Papa (foto in basso). Se in giro circolasse un minimo di onestà intellettuale o una parvenza di coraggio non ci sarebbe nemmeno da parlarne. Purtroppo, non è colpa del Covid-19, le classi dirigenti a livello locale sono finite in un pozzo artesiano. E quindi ci ritroviamo il vicesindaco Papa a difendere senza pudore a mezzo Fb il cognato: “È perbene e innocente”. Assistiamo, non inermi (noi), all’illegittima elargizione dell’integrazione salariale ad Aletta (incredibilmente lsu a Succivo impiegato, si fa per dire, presso l’isola ecologica). Registriamo il tentativo, bloccato da Campania Notizie, di regalargli lo straordinario elettorale (in violazione di tutte le leggi del mondo). Il tutto nel silenzio tombale dell’opposizione. Per carità un conto è che un vicesindaco, di fatto primo cittadino perché Gianni Colella è solo un indossatore di fascia tricolore, difenda il cognato camorrista, altra cosa è l’immobilismo statuario della minoranza.
È però altrettanto grave che Primavera Succivese, gruppo politico-consiliare alternativo alla maggioranza guidata dai Papa boys ormai da mesi sia affetto da mutismo, cecità e sordità. Nessuna virgola nemmeno sull’irruzione di 20 carabinieri al municipio per l’indagine sull’appalto e la gestione del campo sportivo. Un po’ troppo. Incapacità o paura? L’una peggio dell’altra per chi a chiacchiere sbandiera il cambiamento rispetto ad un’amministrazione comunale deludente in tutto e per tutto. Anche un iscritto all’asilo della politica avrebbe chiesto, senza puntare l’indice, al vicesindaco Papa di dimettersi quanto meno per opportunità politica dopo la difesa d’ufficio di suo cognato, noto pestatore professionista del clan locale capeggiato dai coniugi Salvatore Mundo, di ritorno a casa dopo un lungo periodo in cella, e Maria Grazia Lucariello, uscita pochi mesi fa dal carcere. Ed è proprio il fratello della lady boss, dal quale ha subito preso le distanze, a descrivere la caratura criminale di Aletta e il suo ruolo negli anni del sacco di Orta di Atella.
“La famiglia Aprovitola (imprenditori di Giugliano, ndr) – svela Orlando Lucariello ai pm della Dda – in considerazione del fatto che ad Orta di Atella doveva essere approvato il nuovo piano regolatore chiese il nostro intervento per essere favoriti presso il comune nel rilascio dei permessi di costruire su tale territorio. Per tale ragione venne effettuata una riunione a casa di Michele Aletta alla quale parteciparono quest’ultimo, Russo Corrado, Mundo Salvatore e Lello Letizia e ovviamente Brancaccio e, per come mi è stato riferito, il primo fratello della famiglia Aprovitola. Nel corso di questa riunione – continua il pentito Lucariello – venne stabilito che i terreni che sarebbero stati acquistati dagli Aprovitola sarebbero stati inseriti in base al piano regolatore in zone edificabili e inoltre avrebbero ottenuto il rilascio di concessioni edilizie per la costruzione di complessi residenziali”.
Dobbiamo aggiungere altro? Noi potremmo pure fermarci qua. Ma non lo faremo. L’opposizione dovrebbe iniziare quanto meno a balbettare qualche sillaba. Omertà è sinonimo di complicità.
Mario De Michele
(continua…)
ALCUNI STRALCI DELL’ORDINANZA SUL RUOLO
DI MICHELE ALETTA NEL CLAN DEI CASALESI