– Il cadavere della donna era nella camera da letto. I corpi senza vita del marito, un maresciallo dei Carabinieri, e del figlio, di meno di undici anni, nella sua cameretta. Quando un loro familiare, preoccupato dal fatto non di averli sentiti per l’intera mattinata, ha aperto la porta di casa, utilizzando delle chiavi di riserva in suo possesso, si è trovato dinanzi a una scena agghiacciante, quella di un altro caso di omicidio-suicidio. I tre erano in pigiama e questo lascia capire che la tragedia, molto probabilmente, si è consumata la scorsa notte. E’ avvenuta in un modesto appartamento al quarto piano di un vecchio stabile di vico Bagnara, alle spalle della centralissima piazza Dante, a Napoli. Le cause della tragedia sono tutte da accertare: al momento, infatti, non si fanno ipotesi. Saranno gli esiti degli esami medico legali a stabilire come sono andate le cose e, forse, a dare qualche elemento per fare un po’ di chiarezza su un episodio al momento inspiegabile. Secondo una prima ricostruzione, Alfredo Palumbo, 45 anni, stimato maresciallo in servizio alla Legione Carabinieri della Campania, ha dapprima ucciso la moglie, Consuelo Molese, di 42 anni, che era nella camera matrimoniale, poi si è recato nella cameretta del figlio, uccidendo anche il piccolo. Quindi ha premuto ancora una volta il grilletto della sua pistola togliendosi la vita. Sul posto è dapprima giunta la polizia, poi i carabinieri sia del Comando provinciale, sia della Legione, colleghi di lavoro di Palumbo. In casa gli investigatori non hanno trovato alcun biglietto. E nel quartiere quella famiglia viene descritta come riservata. Cosa abbia indotto Palumbo a uccidere la moglie e il figlio prima di uccidersi è da stabilire. Ora i carabinieri stanno sentendo vicini e parenti per ricostruire le ultime ore di vita della famiglia Palumbo. I vicini si dicono sconvolti e l’unica parola che riescono a pronunciare dinanzi ai cronisti è “perché?”. Intanto, mentre all’interno dell’abitazione della famiglia Palumbo gli inquirenti facevano i rilievi nella vicina chiesa di San Domenico Soriano, in piazza Dante, si festeggiava il beato Nunzio Sulprizio. Doveva essere una festa di quartiere, col cardinale Crescenzio Sepe, per tutta la comunità intorno piazza Dante. La cerimonia religiosa si è tenuta ugualmente ma con mestizia.

 

 

 

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