Pesante l’accusa formulata a carico del carabiniere che nella notte tra sabato e domenica ha sparato al ragazzo 15enne durante un tentativo di rapina: il militare è stato iscritto nel registro degli indagati per omicidio volontario. Reato ben più grave dell’eccesso di legittimo uso delle armi, com’era stato inizialmente ipotizzato. Per il momento si tratta comunque di un atto dovuto, in attesa di sviluppi e di riscontri che potranno emergere dall’autopsia, dalle perizie balistiche e dalla testimonianza resa dai soggetti coinvolti. Una svolta nel corso delle indagini sulla tragedia avvenuta la notte tra sabato e domenica, in via Orsini, nella quale lo stesso militare ha fornito piena collaborazione nei confronti dell’autorità giudiziaria e che si è detto molto addolorato per l’epilogo che ha avuto tutta la faccenda. Difeso dal penalista Enrico Capone, il militare ha ribadito nel corso di un interrogatorio di aver assunto un comportamento professionalmente corretto: dice di essersi qualificato chiaramente dopo aver subito l’agguato del 15enne con il volto travisato e col pensiero che la pistola impugnata dal giovane rapinatore avesse il proiettile in canna, dopo aver udito lo scarrellamento. Intanto, le indagini condotte dal procuratore aggiunto Rosa Volpe e dal pm Simone De Roxas, proseguono anche sulla condotta dei due minori prima degli spari, dal momento che nella tasca di Ugo Russo sono stati trovati un Rolex e una catenina d’oro, forse frutto di un’altra attività delittuosa. Ma gli inquirenti non indagano solo sulla sparatoria. La Procura, infatti, un fascicolo l’ha aperto anche per devastazione visto che dopo la morte del 15enne i parenti hanno distrutto e costretto alla sospensione del servizio il Pronto Soccorso dell’ospedale Vecchio Pellegrini, nel quartiere Pignasecca.

 

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