Khamis Gheddafi, considerato il figlio sanguinario del Colonnello, al comando della temutissima trentaduesima brigata, sarebbe stato ucciso da un missile sparato contro la sua Toyota Land Cruiser da un elicottero britannico Apache, una sessantina di chilometri a sud di Tripoli.
Khamis è stato centrato durante la ritirata dalla capitale sulla strada verso Bani Walid, ed è verosimile che nel suo convoglio ci fosse anche l’auto sulla quale viaggiava l’ex leader libico. Infatti, secondo indiscrezioni circolate in queste ore, pure il Raìs era a bordo di uno dei 60 mezzi dell’esercito libico visti dirigersi ieri verso Bani Walid. Perché qui, e non a Sirte? A sentire l’ex dissidente libico Salem Bunuara, Bani Walid è sempre stata una città filogovernativa, “forse perché parecchia gente è stata arruolata nelle forze armate di Gheddafi”. Tuttavia, anche Bani Walid, sostiene sempre Bunuara, è destinata a cadere nelle mani degli insorti nelle prossime ore. “La mia paura ora è che a questo punto le milizie gheddafiste possano ricorrere all’utilizzo armi chimiche e gas”. Un timore che non attanaglia gli shabab pronti a lanciare l’offensiva contro Sirte, ultimo grande bastione delle forze lealiste e città natale del Colonnello.
Da un paio di giorni, il porto è stretto in un doppio assedio: quello da Ovest, dei combattenti che arrivano da Misurata, e quello da Est, delle truppe di Bengasi. Senza contare, ovviamente, gli aerei della Nato, che continuano a bombardare i depositi di munizioni all’interno della città. Il comando militare delle Forze democratiche continua a chiedere alle tribù locali la resa pacifica della città. Ma a Sirte si sono concentrate nell’ultima settimana tutti i battaglioni lealisti sconfitti sia in Cirenaica sia in Tripolitania. Il Consiglio nazionale di transizione ha sottolineato che negoziati in corso “non continueranno all’infinito”, e ha lanciato un ulteriore appello per un rapido accordo “altrimenti la situazione verrà risolta per via militare”.