Questa mattina sono state arrestate quattro persone in provincia di Caserta dal Nucleo Agroalimentare e dal Comando provinciale di Caserta del Corpo forestale dello Stato, in esecuzione di ordinanza cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Enea, a conclusione di una vasta indagine durata oltre due anni, svolta dal Nucleo Agroalimentare e dal Comando territoriale e coordinata dalla locale Procura della Repubblica.
Arresti domiciliari per Paolo e Pasquale Marrandino, proprietari dell’omonima azienda di allevamenti bufalini e di produzione di mozzarella campana DOP, nonché Andrea e Carmine Russo, entrambi veterinari, arrestati per associazione per delinquere e altri reati quali il commercio di sostanze pericolose per la salute pubblica e per l’alimentazione, la diffusione di malattie degli animali, ricettazione, contraffazione agroalimentare e altri reati. “Il gruppo si legge in una nota della Procura di Santa Maria Capua Vetere aggirava il sistema legale della profilassi di Stato, in dispregio delle norme sul punto e soprattutto in dispregio della salute umana e, in particolare, sia della salute del consumatore, sia di quella degli addetti alle varie lavorazioni del prodotto, oltre a provocare la grave adulterazione del prodotto mozzarella campana DOP. I due allevatori e i due veterinari sono accusati, perciò, di aver somministrato, in concorso tra loro, ai capi bufalini adulti (oltre cioè i nove mesi di età) sostanze vietate, quali appunto il vaccino RB51, così provocando non solo la diffusione della malattia della brucellosi (brucella selvaggia), che veniva in parte “nascosta”, ma anche del batterio vivo RB 51 (brucella da vaccino}, entrambi pericolosi per il patrimonio zootecnico nazionale, nonché per la salute umana. Ciò è stato confermato sia i consulenti tecnici nominati da questo Ufficio, sia esperti dell’Istituto zooprofilattico di Teramo, centro di eccellenza nazionale, che ha eseguito gli esami sul sangue prelevato dalle bufale)”. Durante le investigazioni – che si sono avvalse di intercettazioni telefoniche, perquisizioni, escussione di persone informate sui fatti, analisi di campioni ematici prelevati dalle bufale, esiti di una consulenza tecnica affidata ad alcuni esperti, tra i massimi specialisti, a livello europeo, in materia di brucellosi – sono state sequestrate oltre 2.000 bufale, provenienti da vari allevamenti, al blocco della libera vendita del latte prodotto nei suddetti allevamenti e alla distruzione del latte infetto. “L’operazione effettuata – si legge ancora nella nota stampa – è servita a svelare – e quindi si spera a stroncare – la criminale pratica che gli allevatori, con la compiacenza, o addirittura il suggerimento di alcuni veterinari, mettono in atto per mantenere elevato il numero delle bufale gravide, al fine di garantirsi la produzione del prezioso latte. Sono stati infatti i due veterinari oggi arrestati ad ideare il piano, a suggerirlo ai due allevatori nonché ad altri nei cui confronti si procede a piede libero, e, comunque, a metterlo in pratica. I titolari dell’allevamento, per massimizzare i guadagni, non solo nascondevano la malattia infettiva delle bufale – eludendo i controlli messi in atto dalle autorità sanitarie territoriali e nazionali a partire dall’anno 2000 – ma, dopo aver sfruttato fino allo stremo gli animali per ricavarne quanto più latte possibile, procedevano infine al loro abbattimento, allo scopo di percepire i contributi previsti dall’Unione Europea (previsti in caso di abbattimento).”