La gup di Milano Anna Magelli ha rinviato a giudizio la ministra del Turismo Daniela Santanchè e i suoi coimputati per l’accusa di concorso in falso in bilancio relativa alle comunicazioni sociali di Visibilia tra il 2016 e il 2022. Il processo – il primo per la ministra e senatrice di Fratelli d’Italia in qualità di imprenditrice – comincerà il 20 marzo davanti alla seconda sezione penale del Tribunale di Milano. La ministra non era presente in aula. Hanno patteggiato due società e uno dei manager, Federico Celoria. La giudice ha dichiarato prescritte le imputazioni per gli anni dal 2016 al 2018 dichiarando in questo caso il non doversi procedere tra gli altri anche per la ministra. “Una decisione che ci aspettavamo ma che ci lascia con l’amaro in bocca”, commenta uno dei legali della ministra, l’avvocato Niccolò Pelanda. La decisione di oggi è la prima tra quelle dei tanti procedimenti che a Milano coinvolgono la ministra Daniela Santanchè. Dopo l’ultimo intervento di una difesa di uno degli imputati, la gup Anna Magelli si è ritirata in camera di consiglio per decidere sul rinvio a giudizio nel procedimento per falso in bilancio nel quale figurano, oltre alla senatrice di FdI, altri 19 imputati, tra cui tre società del gruppo editoriale Visibilia, fondato dalla parlamentare e imprenditrice che ha dismesso le cariche nel 2022. Alle 9,30 si è aperta l’udienza al settimo piano del palazzo di giustizia, è stata sospesa dopo un’ora. “Questa è una storia che arriva da lontano dal 2020, noi abbiamo perso attorno ai 350-400mila euro. Abbiamo presentato esposti, denunce, tutto confermato dalle indagini della Procura. Siamo soddisfatti. Ci aspettavamo il rinvio a giudizio, non solo per Santanchè”, dice Giuseppe Zeno, uno dei soci di minoranza che ha innescato l’inchiesta con i suoi esposti.
Dopo le 12 la gup è entrata in camera di consiglio, che è slittata di un paio di ore per una questione tecnica di definizione e rimodulazione dei patteggiamenti richiesti, in particolare da due società. Intanto, in mattinata c’è stato l’ultimo intervento in aula di una delle difese e poi i pm hanno replicato per ribadire la richiesta di processo per Santanchè e gli altri imputati. La giudice non ha ammesso perché tardiva un’ultima memoria depositata dai pm ieri. La decisione è arrivata dopo poco. Su venti imputati, tra cui pure il compagno di Santanchè Dimitri Kunz e la sorella Fiorella Garnero, nelle scorse udienze i pm Marina Gravina e Luigi Luzi avevano ribadito la richiesta di processo per 17 posizioni, ministra compresa. Federico Celoria, ex consigliere di amministrazione, aveva chiesto invece di patteggiare e due società, ossia Visibilia Editore ed Editrice, hanno concordato una sanzione amministrativa. Santanchè è imputata per false comunicazioni sociali per i bilanci di Visibilia Editore e di Visibilia srl in liquidazione. Visibilia Editore e Visibilia Editrice sono finite in amministrazione giudiziaria dopo una causa civile intentata da piccoli soci. Nel procedimento penale tre piccoli azionisti, guidati da Giuseppe Zeno, col legale Antonio Piantadosi, si sono costituiti parti civili. Sempre dalla loro denuncia era partita l’inchiesta. Le prove raccolte dalla Procura di Milano, “tutte pienamente utilizzabili, escludono la possibilità di emettere una sentenza” di non luogo a procedere qualora risulti evidente, tra le altre cose, che il fatto non sussiste o l’imputato non lo ha commesso o che il fatto non costituisce reato, si legge nel decreto della giudice Magelli. Sul caso Visibilia le indagini del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano hanno evidenziato, per l’accusa, presunti bilanci truccati per sette anni, tra il 2016 e il 2022, per nascondere “perdite” milionarie, per permettere al gruppo Visibilia di rimanere in piedi, ingannando gli investitori, e di conseguenza continuare a trarre “profitto” da aziende ancora attive. Una delle contestazioni “chiave” è quella che riguarda l’iscrizione “nell’attivo dello stato patrimoniale”, nei bilanci di Visibilia Editore spa dal 2016 al 2020, dell’avviamento, ossia il valore intrinseco della società, per cifre che vanno dagli oltre 3,8 milioni di euro a circa 3,2 milioni, “senza procedere” alla “integrale svalutazione” già nel dicembre 2016. Per la difesa di Santanchè, coi legali Nicolò Pelanda e Salvatore Sanzo, da parte degli allora vertici di Visibilia, tra cui Santanchè, non c’è mai stata “alcuna operazione di maquillage sui bilanci”, non è mai stato “nascosto alcunché”, perché i soci erano sempre “informati sulle perdite”, c’era una “offerta informativa trasparente”. E sulla voce “avviamento”, finita al centro delle accuse, secondo i difensori, la Procura si era già espressa in un fascicolo archiviato, escludendo che la società dovesse essere messa in liquidazione. I pm, ribadendo la richiesta di processo davanti alla gup lo scorso 30 ottobre, avevano affermato che “tutti sapevano e tutti hanno taciuto”, compresa Santanchè, in relazione alle presunte irregolarità sui conti.