Otto donne e otto maschi. Se i componenti della segreteria restassero 16 come nella gestione Letta. Se per avere certezze sulla forma che prenderà il “nuovo Pd” di Elly Schlein bisognerà aspettare con ogni probabilità fino al 12 marzo (quando la rinnovata assemblea nazionale dem le attaccherà ufficialmente al bavero i galloni di segretario, pardon, di Segretaria), inizia però a delinearsi qualche idea sul metodo che la nuova leader intende applicare nella scelta dei vertici. La prima: sarà una squadra “al femminile”. Almeno il 50% degli incarichi (ma potrebbero essere di più), nelle intenzioni della deputata bolognese dovranno essere assegnati a donne. Un altro paletto – anche se un po’ più elastico del primo – è quello dell’età. Il nuovo gruppo dirigente dovrà essere ringiovanito, per dare il segnale del cambio di stagione. Un po’ come fece Matteo Renzi quando, nel 2013, approdò a largo del Nazareno circondato da un team di 35-40enni. Stavolta a sedersi nelle posizioni chiave saranno i figli degli anni Ottanta, nati giusto qualche anno prima del crollo del Muro. Giovani come Marco Sarracino, ex segretario Pd di Napoli, alla prima esperienza da deputato: a lui dovrebbe toccare il delicato compito di guidare l’organizzazione dei dem. A Marco Furfaro, che di anni ne ha 42, potrebbe spettare la poltrona di vice. Mentre le deputate Chiara Gribaudo e Chiara Braga, entrambe poco più che quarantenni, sono in corsa per la presidenza del gruppo a Montecitorio (così come la 42enne Michela Di Biase, moglie di Dario Franceschini alla prima esperienza parlamentare). Anche se a Braga potrebbe essere chiesto di continuare a occuparsi di Ambiente nel partito, fronte che per Schlein è quanto mai centrale. E se tra le new entry, invece, spicca il nome della “sardina” quarantenne Jasmine Cristallo, cui potrebbe andare la delega dei Giovani, le concessioni all’antico dovrebbero essere limitate a pochi nomi: Antonio Misiani – che per Schlein ha curato il comparto finanziario della mozione – dovrebbe restare responsabile economico del partito. Così come è probabile la conferma di Anna Rossomando, già “voce” dem in materia di Giustizia. Per Francesco Boccia sicuramente un incarico di primo piano. Potrebbe essere indicato come capogruppo al Senato oppure svolgerebbe un ruolo politico centrale nel progetto Schein come ha fatto nella campagna per le primarie. Molto, però, dipenderà da quanti (e quali) spazi la nuova segretaria vorrà concedere agli ex di Articolo Uno, come Arturo Scotto, e ai bonacciniani. I quali per ora stanno alla finestra, in attesa di capire se la nuova gestione sarà «plurale» anche nei fatti, oltre che negli annunci. Dal fronte dell’ex governatore, per il momento, si fa sapere che nessuna richiesta di strapuntini verrà avanzata. Piuttosto, «a questo punto sarebbe lecito aspettarsi una richiesta di incontro, per capire come verremo coinvolti». Tradotto: i riformisti si aspettano che Schlein offra loro – almeno – la poltrona simbolica di presidente del partito. Che salvo scossoni andrebbe dritta a Dario Nardella, sindaco di Firenze e guida della mozione sconfitta del governatore romagnolo. Non è escluso che, per tendere una mano agli sconfitti, Schlein metta sul tavolo l’offerta dell’incarico da capogruppo alla Camera, magari per Simona Bonafè.

Mario De Michele

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui