È più facile che un cammello passi nella cruna di un ago che un dirigente del Pd dica cose comprensibili a noi umani che nel mondo dem abbiamo visto cose… Francesco Boccia, pure lui con uno zaino in spalla apopesantito da errori, rientra però nella cerchia ristretta di chi pensa quello dice e dice quello che pensa. Sono verità scomode. Ma restano verità che andrebbero indagate a prescindere dai posizionamenti nel partito. Proprio le rendite di posizione finiscono, a ragione, nel mirino del senatore dem. Il Lingotto è stato demolito dalle guerre tra tribù. Risultato? Il Pd ha perso per strada proprio quel popolo del centrosinistra cui si rivolgeva Veltroni nel 2008. Un partito sclerotizzato. Autoreferenziale. In 15 anni il mondo è cambiato alla radice. Il Pd no. Gli unici cambiamenti sono stati in peggio. Del resto al peggio nel c’è mai fine. Lo dimostrano quei democrat, che si annidano in tutte le mozioni congressuali, a loro agio solo nei Palazzi del potere. Quei radical chic da salotto. Ricorderete la “Milano da bere” del Cavaliere. Le bevute sulle terrazze da “Grande Bellezza” hanno sullo sfondo la Capitale. E la base si è sfaldata. La punta della piramide è diventata, per dirla con Daniele Silvestri, un puntino lontano. Come i 7 milioni di voti gettati al vento. Un patrimonio dilapidato da una classe dirigente non solo inadeguata ma arroccata in attesa del momento giusto per fare la mossa del cavallo. Chi è bravo a scacchi vince perché prevede le tre mosse successive dell’avversario. I fighetti del Pd giocano a burraco come le vecchie signore di quell’aristocrazia per fortuna spazzata via dai tempi. A scalzare i dem dal mondo del lavoro ci hanno pensato quelli che a malapena sanno giocare a dama o a tetris. In pochi hanno tirato il freno a mano di fronte a un partito che è il primo nella borghesia, i più ricchi, e solo il quarto tra i lavoratori, i più poveri. Si sono schiantati contro il muro delle disfatte elettorali del 2018 e del 2022 pur di coltivare il loro orticello disseminato da ghiande. Volare alto è impossibile per nani e ballerine. I parvenu restano parvenu. Non si accorgono dei cambiamenti sociali, economici, politici. Tra gli “illuminati” c’è Boccia che si è rimesso in gioco “senza pretendere galloni”. Le medagliette da liceali se le appuntino al petto quelli sprovvisti di spina dorsale. Gente che ha fatto il ministro senza avere nemmeno il voto della moglie: “È troppo scemo, ho già sbagliato a sposarlo, uno così non lo voto neppure sotto tortura”. Un tempo, quando c’erano le sezioni, gli scemi del villaggio venivano messi alla porta. Nella tanto vituperata prima Repubblica non avrebbero neanche affisso i manifesti. Si sarebbero versati la colla addosso. Oggi, da anni purtroppo, incollano nell’album delle fregnacce figurine da riempire decine di album. Credono di gabbare la gente con quegli insopportabili flash da tg. Tutti uguali. Standardizzati. La Standa è fallita da 12 anni. Svettano con twitt e post da emeriti imbecilli. Il poeta direbbe “non so se il riso o la pietà prevale”. La ginestra è appassita. Per forza. Ogni pianta (l’Ulivo prodiano docet) va innaffiata. Una buona parte del gruppo dirigente del Pd non si è smossa di un millimetro neppure sotto le docce fredde scrosciate dalle urne. Che pochezza. Politica e umana. Che delusione. Che tradimento. Moro e Berlinguer si stanno rivoltando nella tomba. La rivolta è finita tra le dita degli elettori. Con la matita hanno messo la x su altri simboli. Sulle terrazze romane si continuava e si continua a brindare. “Chi se ne fotte, basta che non ci sfilano la poltroncina vellutata di rosso”. Il Pd si è sbiadito fino a diventare uno spettro. Non quello che si aggirava per l’Europa. È tutto e niente, è senza attributi un partito senza aggettivi, che qualche marziano ripropone con la miopia delle talpe. È destinato a finire nel burrone dell’indistinto. Gramsci amava i partigiani e odiava gli indifferenti. A questo servono i partiti. A parteggiare. A fare scelte di campo. L’interclassismo se lo poteva consentire la Dc che rappresentava un terzo degli italiani. Non un partito che sta rovinosamente scendendo sotto la soglia psicologica del 15 per cento. Non meraviglia lo scavalcamento a sinistra dei 5 Stelle. Stare a sinistra del Pd è come un pranzo di gala. Il miscuglio da apprendista stregone di riformismo, laburismo, socialdemocrazia, liberalsocialismo fino alla liberaldemocrazia sarebbe indigesto anche agli stomaci di ferro. Come si fa a non capirlo? Chi voterebbe per un partito che non dice quali interessi di classe vuole tutelare? Che non si schiera. Che parla (a vanvera) a tutti. Quindi a nessuno. Cari amici e compagni del Pd qual è la vostra “visione” della società e del mondo? Cosa ne pensate del neoliberismo sfrenato? Ecco perché i lavoratori della Jabil di Marcianise, “tagliati” dal 2019, non vi vogliono né sentire né vedere da lontano. Si tengono a distanza di sicurezza perché l’unica cosa sicura è il vostro menefreghismo. Sono stufi di chiacchiere e distintivo. Non ne potrebbe più nemmeno De Niro-Al Capone. La battaglia contro il reddito di cittadinanza è stata la pietra tombale. Senza quella misura ci sarebbe stato un milione di poveri. Che avrebbe preso d’assalto il Parlamento per prendevi a calci nel sedere. Che senso ha demonizzare un provvedimento a favore delle fasce veramente deboli con la scusa dei falsi poveri o degli sfaticati? È come se si eliminassero le pensioni di invalidità perché ci sono i falsi invalidi. Stoltezza e incapacità analitica. E finiamola con la storia dei “navigator”. I veri parassiti popolano i centri dell’impiego, quelli che passano le giornate su Fb. Potremmo sgranare il rosario delle ca…te in salsa dem all’infinito. Fa bene Boccia, che certamente ha le sue responsabilità in quota parte, a gettare nei rifiuti la maschera pirandelliana dell’apparenza. Apparire. Non essere. È il peccato capitale dei vertici Pd. Non essere più il partito dei lavoratori, dei precari, di chi non ce la fa, di chi è restato indietro non perché è un pantofolaio o un bamboccione ma perché non ha avuto per decenni una rappresentanza politica e istituzionale di prossimità, vicina al popolo dei disgregati, degli sfruttati, dei malpagati come cantava Rino Gaetano. Mio fratello è figlio unico. E il Pd è rimasto solo. Aggrappato al potere. Intento a brucare nel sottobosco della (non)politica. Boccia, pur con i suoi abbagli, ha avuto la saggezza di capire che il partito democratico è a un bivio: cambiare tutto, per davvero, o estinguersi. Ai microfoni di Italia Notizie il senatore dem snocciola un dato che farebbe tremare i polsi anche al più sprovveduto: “In provincia di Caserta, 104 Comuni, ci sono 5 circoli Pd”. Di che parliamo? E i democrat casertani di che si occupano? Di questioni procedurali. Di chi deve stare nella commissione per il congresso. Politica manicomiale. E non finisce qua. Il Pd campano è in deficit. Non da default, per carità. Ma com’è possibile che neppure chi ricopre cariche istituzionali, in Campania ne sono migliaia dagli enti locali alla Regione, non contribuisce a finanziare il partito? Boccia avverte: “Chi non è in regola con i “pagamenti” non sarà iscritto”. Lo disse già durante la conferenza stampa di commiato da commissario regionale. Gli interessati, nel novero dei morosi ci sono anche alcuni membri del parlamentino campano, non scendano dalle nuvole e mettano mano al portafoglio. Anche perché quando si tratta di investire soldini nelle tessere si svuotano le tasche. Tengono il banco. Fanno all-in. Per mantenere le rendite di posizione. Un circolo vizioso. Un eterno ritorno del presente. Un presente squallido. Sempre di più. Lo abbiamo già detto: al peggio non c’è mai fine. Boccia lo ha compreso. Ha scelto Elly Schlein. “L’unico vero volto nuovo”, dice il senatore. E precisa: “Chi sostiene Elly non ha chiesto e non vorrà nulla in cambio”. A differenza della nutritissima schiera di cacasotto, Boccia dà un consiglio, poco amichevole, all’ingombrante Vincenzo De Luca. “Pensi a fare il governatore, il suo protagonismo nel congresso danneggia il partito. Non abbiamo bisogno di altre macerie. Di disastri ne hanno fatti già abbastanza. È il momento di costruire un soggetto politico nuovo. È indispensabile una svolta che solo Elly Schlein può garantire”. La leader di Open Pd riuscirà nell’ardua impresa? Chissà. Ci sono tanti dinosauri da abbattere. Loro non si sono ancora estinti. Il partito democratico rischia di sì.

Mario De Michele

LA VIDEO INTERVISTA A FRANCESCO BOCCIA



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