“O’ ciuccio chiamma recchia longa o cavallo”. Tradotto: “L’asino chiama orecchio lungo il cavallo”. Per la serie “prima di puntare l’indice contro i “difetti” degli altri bisognerebbe passarsi la mano sulla coscienza”. Non è un asino Francesco Piccirillo. Tutt’altro. Fin da giovane ha mestato nella politica traendone sempre e solo benefici in alcuni casi in termini di incarichi e prebende, in altri chiudendo affari milionari durante la parentesi di imprenditore improvvisato. L’esponente del Pd infilò con la velocità di Flash la testa nel sacco edilizio di Orta di Atella negli anni d’oro del cemento. Quando fioccavano permessi di costruire illegittimi e denunce di inizio attività farlocche. Alla fine degli anni Novanta Piccirillo ha scelto lo stallone vincente Angelo Brancaccio e con lui ha cavalcato per quasi 15 anni. Dei pozzi politici dai quali si è copiosamente dissetato parleremo a breve nelle prossime puntate.
La notizia bomba del giorno è un’altra. Riguarda il Piccirillo imprenditore, “fallito” guarda caso proprio quando non ha potuto più contare sugli “aiuti comunali”. Il “ciuccio”, ci riferiamo al proverbio napoletano, ha postato sul suo profilo Fb un commento per accusare i “cavalli” di avere orecchie lunghe. “La politica – sentenzia l’ex fedelissimo di Brancaccio – rischia di essere in buona parte uno strumento nelle mani di gruppi imprenditoriali disonesti che si avvantaggiano dell’amministratore di turno per ricevere in cambio comodi permessi o autorizzazioni”. Che abbia scritto il post sotto i fumi dell’alcol o in un momento psicologico di difficoltà è secondario. Ciò che resterà agli annali è che dopo anni e anni di ipocrisia Piccirillo, forse inconsciamente, si è finalmente autodenunciato. Era ora, perché davvero non se ne poteva più delle sue bugie. Anche se, a dire il vero, ormai gli unici a credere a quelle fandonie erano lui e qualche ciuccio vestito da uomo che ha la testa solo per dividere le orecchie.
PICCIRILLO POLITICO-IMPRENDITORE, LA MOGLIE CASALINGA MANAGER E LA COPPIA VILLANO-FRIGNOLA
Che il componente dem si sia “costituito” è facilmente dimostrabile già solamente mostrando le carte (non a chiacchiere) di uno dei suoi affari da imprenditore. Nel 2003 l’integerrimo Piccirillo è assessore esterno della giunta Brancaccio. A quei tempi come si diventava assessore esterno? Per meriti professionali, politici, culturali? Tutto fuorché questo. C’era un solo modo: lo decideva, anzi imponeva, il sultano Brancaccio. Che significa assessore esterno? Che Piccirillo entrò nell’esecutivo senza candidarsi. Perché Brancaccio lo nominò? Perché Piccirillo era uno dei suoi più fidi e stretti collaboratori. Nello stesso anno, il 2003, viene costituita la F.A.A.G. Costruzioni Srl (in basso il link con la visura camerale storica). Capitale sociale di 100mila euro. Assetto societario: l’ex sindaco Andrea Villano (25% delle quote), la moglie Grazia Frignola (25%), Angelina Anatriello (25%) e Giuseppe Comune per il restante 25 per cento. E allora? Cosa c’entra Piccirillo? C’entra dalla testa ai piedi. Nel maggio del 2003 la consorte casalinga Carmela Cinquegrana viene nominata amministratore unico della F.A.A.G., presumibilmente sulla scorta di doti nascoste di manager aziendale. Non finisce mica qua. Alla signora Cinquegrana succede alla guida della società il marito. Nel marzo 2005 le redini della ditta di costruzioni passano nelle mani di Piccirillo, nominato a tempo indeterminato (massima fiducia!) amministratore unico.
LA CONCESSIONE EDILIZIA DA UN MILIONE DI EURO E L’AUTODENUNCIA A MEZZO FACEBOOK
Durante l’avvicendamento tra moglie e marito ai vertici aziendali, cioè tra il 2003 e il 2005, avviene un fatto “memorabile”. Il 6 settembre del 2004 la F.A.A.G. ottiene la licenza edilizia n. 163/2004. Facciamo un primo punto della situazione. Prima della nascita della società (2003) Piccirillo è assessore legatissimo a Brancaccio, colui che per intenderci è considerato l’artefice del sacco edilizio, in altre parole i permessi di costruire si concedevano grazie a lui. Nel 2004 la ditta amministrata prima da sua moglie e poi da lui stesso ottiene una “bella” licenza. Grazie al permesso n. 163 in via San Nicola ad Orta di Atella spunta un palazzo di otto appartamenti. Valore di mercato: oltre un milione di euro. Un affarone per Piccirillo e Villano. Cosa vi viene da pensare se ora rileggete il recente post di Piccirillo? “La politica rischia di essere in buona parte uno strumento nelle mani di gruppi imprenditoriali disonesti che si avvantaggiano dell’amministratore di turno per ricevere in cambio comodi permessi o autorizzazioni”. Se non è un’autodenuncia questa! In preda a chissà cosa il membro del Pd dispensa a mezzo social una lezione di moralità: “In questo terreno di facile corruttela tra mondo politico ed imprenditoriale – tuona il Torquemada Piccirillo – per avere tornaconti personali, in termini di carriera politica o di ritorno economico di investimenti economici, si annida la delegittimazione verso tutto quello che non fa parte di quel ‘sistema’. Con il coinvolgimento di giornalisti disonesti”.
I GIORNALISTI/E-APPALTATORI/TRICI E IL PERMESSO SUPER ILLEGALE SU UN’AREA STANDARD
La diatriba sui giornalisti è stucchevole. La risolviamo subito. Dal link in calce al post è evidente che Piccirillo gradisce quei giornalisti/e che con estrema faccia di bronzo il mattino scrivevano gli articoli su un Comune, tessendo le lodi del sindaco, il pomeriggio vestivano i panni di imprenditori/trici avendo vinto appalti pubblici nello stesso ente. È umano. A Piccirillo piacciono i giornalisti che si comportano come lui. Quelli che svolgono un doppio ruolo. Non a caso lui era politico e imprenditore. E in quelle vesti si è arricchito. Se poi oggi è talmente indebitato da farsi pignorare l’abitazione non può prendersela con nessun altro se non con se stesso. Ha mandato in malora anche un’operazione milionaria a Pietravairano con soci autorevoli e specializzati in grandi affari. Ma torniamo al permesso di costruire n. 163/2004. La pratica viene sbrigata dai soliti noti Nicola Arena e Nicola Iovinella. Quest’ultimo si è poi autoriclicato diventando, in occasione delle comunali del 2018, il consulente tecnico di fiducia di Villano. Il Puc, poi annullato dalla triade commissariale, classificava il palazzo realizzato dalla F.A.G.G. nella zona urbanistica degli immobili non legittimi (Cc).
Perché? Tenetevi forte. È stato costruito in gran parte su un’area standard. Su quella zona doveva sorgere un’area verde attrezzata con un centro sociale. L’aspetto più grave è che emerge con chiarezza che l’immobile è stato costruito su aree diverse da quelle dichiarate nella pratica edilizia. Oltre all’abuso si prefigura anche un falso in atti. Infatti se sulla carta risulta che il fabbricato si trova in zona edificabile (C1) in realtà è stato costruito su un lotto di terreno che per una piccola porzione è edificabile e in gran parte è zona standard. Un abuso insanabile anche in caso di condono tombale. Insomma Villano, che era anche responsabile tecnico della ditta, e Piccirillo hanno concluso un affare agli antipodi della legalità.
Chiosa. Se Andrea Villano, per usare testualmente i termini di Francesco Piccirillo, è “un imprenditore disonesto che si è avvantaggiato dell’amministratore di turno per ricevere in cambio comodi permessi o autorizzazioni”, il socio dell’ex sindaco ortese, cioè lo stesso Piccirillo, come può essere definito? Beh, non ce ne vorranno. Carte alla mano (visura e licenza) sono entrambi due imbroglioni matricolati.
Michele Apicella
(segue…)
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IL POST FB DI AUTODENUNCIA DI FRANCESCO PICCIRILLO