Cantù si conferma bestia nera dell’Avellino. Ancora una volta. Quattro incontri e quattro brucianti batoste. Ma stavolta i canturini hanno dovuto faticare oltremisura per piegare l’immenso orgoglio della troupe di Vitucci, salutata dal numeroso pubblico con scroscianti applausi.
Un gruppo mai domo, che prima di arrendersi ha dato fondo a tutto il meglio che aveva in corpo, nonostante per ragioni diverse avesse perso alla vigilia tre pezzi del calibro di Dean, Lauwers e Spinelli. Vitucci prova ad invertire la rotta attaccando forte con Johnson e Green subito a canestro, mentre Trinchieri lancia in partita Mazarino che finisce per soffrire oltre il dovuto lo sgusciante Green, folletto a tutto campo. Avellino trova punti anche da chi meno te lo aspetti. Infanti, quasi mai utilizzato, si rivela una sorprendente soluzione tattica che a metà periodo porta Avellino sopra di nove (11 a 2). Una fiondata di Golemac bisticcia col canestro e Cantù ne approfitta per ritornare in partita con Leunen e Perkins chiudendo il quarto sotto di quattro. Micov e Perkins firmano subito il nuovo periodo con due soluzioni balistiche che riportano le formazioni gomito a gomito (21 a 20) fino al centro dalla distanza di Markoishvili che regala a Cantù il primo sorpasso (23 a 25). La rotazione infinita dei brianzoli comincia, come prevedibile, ad avere il suo peso specifico sull’inerzia della partita anche se gli irpini, quasi sempre con lo stesso quintetto, continuano a stringere i denti per non perdere terreno, anzi con Green, autentico trascinatore già a 17 personali, trovano a due dal riposo l’energia per riprendersi la testa (33 a 32). Con due triple mortifere Mazarino prova a far cambiare pelle alla gara ma la troupe di Vitucci continua a tenere, nonostante un Brunner oltremodo incisivo. Ci pensa Green, sempre lui, a ridare fiato alle trombe bianco verdi con un canestro dall’assurdo quoziente di difficoltà, che restituisce una perfetta parità. Rush finale. L’ultimo assalto canturino. Stavolta la benzina dei padroni di casa è davvero in riserva. Micov, grande talento offensivo, suona la carica. Brunner e Perkins giustificano il proprio credito internazionale con centri impossibili e per Avellino davvero non c’é più nulla da fare.