Tutti a casa (salvo il sampdoriano Christian Bertani) perché le esigenze cautelari si sono affievolite, ma il quadro indiziario nei confronti del capitano della Lazio Stefano Mauri e dell’ex genoano Omar Milanetto, entrambi dal carcere ai domiciliari, rimane grave e, per la prima volta, dopo le indiscrezioni dei giorni scorsi, compare nero su bianco che riguardo al derby di Genova del maggio del 2011 sul comportamento dello stesso Milanetto e di altri giocatori “si sono allungate pesanti ombre”.
I calciatori arrestati lunedì scorso lasciano il carcere cremonese di Cà del ferro ma solo perché, scrive il gip di Cremona Guido Salvini nell’ordinanza di scarcerazione, gli interrogatori di garanzia hanno accresciuto “complessivamente l’attendibilità, peraltro già ampiamente riscontrata di altre confessioni”. Su tutte quelle dei due pentiti dell’inchiesta, Carlo Gervasoni e Filippo Carobbio e ci sono poi le verifiche dei tabulati telefonici che hanno confermato il loro racconto sul ruolo di altri indagati “come compartecipi ai più gravi episodi che hanno toccato anche la massima Divisione”. A proposito di tabulati telefonici, il giudice bolla come “scarsamente plausibile” e apparentemente “costruita a posteriori” la versione di Mauri riguardo il possesso di una scheda telefonica intestata ad altra persona che, per il calciatore, doveva servire per scommettere su partite di basket americano. Questo perché “non vi è alcun divieto per un giocatore di calcio a scommettere su competizioni in attività sportive diverse” e perché “non vi è traccia che egli, né in precedenza, né in seguito abbia coltivato un interesse del genere”. La scheda, peraltro, era intestata alla compagna di Luca Aureli, gestore di un’agenzia romana di scommesse e “il periodo in cui viene utilizzata tale scheda – osserva il gip – da considerarsi una vera e propria scheda ‘dedicata’, e cioé il 13-28 maggio 2011 (come riconosciuto dallo stesso Mauri) si sovrappone perfettamente con i giorni in cui sono avvenute le due partite più importanti toccate dall’indagine e cioé Lazio-Genoa e Lecce-Lazio”. Il gip, nello scarcerarlo, tiene conto anche del fatto che non c’é il pericolo di fuga, anche perché “Mauri si è di fatto costituito spontaneamente”. Rimangono per lui un “alibi inverificabile” e 28 sms scambiati con quella scheda con l’amico Zamperini (anch’egli arrestato nelle prime fasi dell’inchiesta) in sole due ore poco prima di Lazio-Genoa e altri 15, sempre con la scheda ‘dedicata’, ad Aureli. Altro capitolo, Omar Milanetto: il giudice prende atto della validità della tesi difensiva in base alla quale il calciatore difficilmente, visto l’orario di arrivo, poteva essere con gli Zingari e il solito Zamperini al summit all’hotel Una Tocq di Milano che sarebbe servito per fare il punto dopo il taroccamento di Lazio-Genoa del 14 maggio ma Salvini spiega che sul derby “Genoa-Sampdoria, pur non oggetto di contestazione, e sul ruolo in tale contesto di Milanetto e di altri giocatori, si sono allungate pesanti ombre”. Tutti fuori, o quasi: anche quel Vittorio Gatti, autotrasportatore bergamasco, che ha dato il suo contributo ammettendo di aver recuperato “ingenti somme, complessivamente 290mila euro” da restituire agli zingari dopo le partite Novara-Siena e Palermo-Bari. Quel Novara-Siena che ha inguaiato Antonio Conte, allenatore della Juventus, all’epoca alla squadra toscana. Era stato Filippo Carobbio a sostenere che il mister li aveva rassicurati su un pareggio: finì 2 a 2.