L’avvocato Angelo Pisani, docente di Processo tributario all’universita’ Parthenope di Napoli, e difensore di Diego Armando Maradona nel processo che lo vede contrapposto al Fisco ritiene ”incredibile e inspiegabile la provvisoria decisione della sezione della commissione tributaria provinciale di Napoli di impedire ancora a Maradona di poter tornare liberamente a Napoli fino all’esito del processo.

Il 5 aprile, comunque, nel merito del giudizio Maradona dimostrera’ davanti a nuovi giudici l’inesistenza del titolo che lo perseguita”. Pisani sottolinea ”l’illegittimita’ e la prescrizione della scandalosa pretesa di Equitalia, con l’infondatezza del rigetto della sospensiva da un collegio che dall’inizio non ha assicurato alla difesa un giusto processo”. ”Faremo ricorso – assicura – alla corte europea di Strasburgo per la violazione della convenzione dei diritti dell’uomo e delle liberta’ fondamentali e presenteremo esposto per il calcolo degli interessi e spese folli pretesi da Maradona in uno all’assurda pretesa del fisco”. Secondo Pisani ”la commissione tributaria negando a Maradona di poter di fatto esercitare il proprio diritto di circolazione in Italia prima ancora di una sentenza definitiva, esasperando le cosiddette misure cautelari cui spesso assistiamo nei processi penali e oggi anche in quelli fiscali, non accerta l’inesistenza della presunta cartella e dei titoli del fisco mai esibiti in giudizio”. Inoltre, si sostiene, ”non ha considerato la prescrizione dei presunti addebiti, non riesce a distinguere la differenza tra sentenza di rito e di merito e addirittura giustifica senza motivazione una pretesa per oltre 30 milioni di euro fatta solo di spese ed interessi targati Equitalia, tra l’altro abrogati dalla recente normativa italiana”. ”Visto che non vi e’ ancora stata alcuna notifica noi – continua Pisani – non conosciamo le motivazioni del provvedimento di rigetto della sospensiva noto solo a Equitalia e che impugneremo come per legge. La giustizia piu’ volte arriva tardi, ma il tempo sara’ il miglior giudice e noi pretendiamo un giusto processo”.

 

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