Otto su otto: e adesso andate a dire a Maurizio Sarri che questo Napoli, alla 20/a partita utile consecutiva in campionato, non è da scudetto. Per la seconda volta, nel giro di un mese, sbanca l’Olimpico, ma soprattutto allunga a +5 sulla Juventus, inciampata oggi allo Stadium. La Roma ci ha provato, ha lottato, giocato ma senza portare a casa quel punticino, non di più, che forse avrebbe meritato. Troppo ampio, stasera in un Olimpico che forse avrebbe meritato una cornice di pubblico più consona alla supersfida (39 mila gli spettatori) lo scarto tattico tra la squadra di Sarri che ormai gioca a memoria e i giallorossi di Di Francesco che dalla loro possono solo lamentare assenze pesanti e il nono palo colpito da quando si è aperta la stagione. Nel Napoli non ci sono novità, giocano i titolarissimi; Sarri se ne infischia della trasferta di martedì in Champions nella tana del City e anche memore dell’harakiri della Juve nel pomeriggio scende all’Olimpico per prendersi l’intera posta e scappare in classifica. Roma e Napoli sono reduci da un ottimo momento di forma (5 vittorie di fila a testa) ma gi azzurri dimostrano di essere senz’altro più squadra dei giallorossi che devono gioco forza fare a meno di tante bocche di fuoco in attacco (Defrel, Schick, El Shaarawy) e a centrocampo (Strootman). Assenze pesanti che obbligano Di Francesco a tradire il dogmatico 4-3-3 per un più accorto 4-2-3-1 con Nainngolan sulle orme di Jorginho, con Florenzi sacrificato a fare il doppio terzino. Morale: palla sempre ai campani (alla fine il possesso palla sarà 60% a 40%) e zero occasioni per i padroni di casa incapaci per più di un’ora di offrire una palla che una al solitario Dzeko. Il Napoli, per abitudine consolidata, tiene in mano il pallino del gioco: con Jorginho, fonte del gioco partenopeo, marcato a uomo dal Nainggolan (Di Francesco spera di avere lo stesso risultato di due settimane fa a San Sirio con Biglia), tocca ad Allan e Hamsik portare acqua là davanti. Il centrocampo della Roma dà l’impressione di reggere, in una chiave tattica che rispecchia il match di Champions giocato qui contro l’Atletico: primo, non prenderle. Sembra, perchè dopo 20′ di gioco assai noioso, De Rossi combina il patatrac servendo involontariamente un assist a Insigne che, tutto solo, non ha difficoltà a trafiggere Alisson. E’ il ‘break’ che rompe gli equilibri ma la Roma anzichè sentirsi pungolata si impaurisce ancora di più. Il canovaccio tattico non cambia nella ripresa, il Napoli controlla e la Roma resta dietro, senza idee e fantasia: il primo tiro verso la porta di Reina arriva al 50′ ma finisce in curva. Non va meglio a Kolarov (55′) dalla distanza ma stasera la Roma è tutta qui. Manolas al 9′ rischia un altro patatrac: anticipa Mertens e poi cade a terra e si infortuna (al suo posto un lucidissimo Fazio), lasciando la palla gol al belga che però sbaglia. Insigne al 23′ avrebbe la palla del 2-0, fa tutto bene tranne il tiro, alle stelle. L’inerzia del match cambia improvvisamente al minuto 26′ quando Perotti sugli sviluppi di un corner mette in mezzo e becca Fazio che di testa trova prima Reina e poi il palo. Di Francesco ci crede e mette dentro Under per un evanescente Florenzi e Gerson per Pellegrini, Sarri risponde inserendo forze fresche e cercando più copertura (Zielinski, Diawara e Rog per Jorginho, Hamsik e Callejon). Sembra la partita fotocopia di maggio quando gli azzurri comandarono il match per tre quarti di gara prima di trovarsi di fronte all’arrembaggio giallorosso (con tanto di salvataggi fotocopi sul palo di Reina). Ma finisce come allora, con gli inutili assalti giallorossi (una traversa scheggiata da Dzeko e una palla gol sprecata da Under in pieno recupero) e la vittoria degli azzurri e anche questo è un segno che forse per il Napoli è l’anno giusto.

 

 

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