Forse è solo un caso. Ma da quando la Juventus ha iniziato di nuovo a parlare italiano i segnali del risveglio stanno iniziando ad essere evidenti. E’ vero che una rondine non fa primavera, ma la nuova Juventus targata Andrea Agnelli sembra avere ritrovato la grinta di un tempo.
Ed un cuore italiano. Finita l’epoca dei dirigenti d’oltralpe, la Juventus globalizzata e multilingue di qualche anno fa ha lasciato il posto ad una squadra ed una società fortemente radicata nella propria tradizione. Un membro della famiglia Agnelli al timone del club, un general manager esperto conoscitore del calcio italiano, un allenatore dal glorioso passato in maglia bianconera ed azzurra della nazionale. Elementi che riallineano la gestione della squadra torinese ai suoi tradizionali canoni. E probabilmente non è un caso che il nuovo stadio sia stato tappezzato di tricolore fuori e dentro, oppure che all’esordio la Juventus si è presentata in campo con una squadra per 10/undicesimi italiana, fatto decisamente raro per le big del nostro calcio, ma non per la Juventus, che da sempre ha basato le proprie fortune su un solido gruppo di calciatori italici. Non bisogna dimenticare, infatti che in casa Juve si è sempre privilegiata la scuola italiana, differenziandosi nettamente dagli altri club che hanno spesso basato risultati sull’apporto degli stranieri. Basti pensare al Milan degli olandesi, ai trionfi dell’Inter targati Herrera e Mourinho, oppure al Napoli di Maradona e Careca. Sarà contento il nostro commissario tecnico Cesare Prandelli (anch’egli cresciuto alla scuola juventina), ma soprattutto saranno gli innumerevoli tifosi bianconeri che finalmente posson riabbracciare una squadra che torna a convincere. Ma con un cuore italiano.