Una vita fatta di battaglie, in campo come in politica per un sogno chiamato democrazia. Davanti all’ultima, quella contro la grave infezione intestinale dovuta ad anni di sregolatezze ed alcol, si e’ dovuto arrendere: Socrates Brasileiro Sampaio de Sousa Vieira de Oliveira, noto semplicemente come Socrates non ce l’ha fatta, e’ morto stamattina all’alba nell’ospedale Albert Einstein di San Paolo, dove era ricoverato in terapia intensiva gia’ da alcuni giorni.
A 57 anni l’ex capitano del Brasile degli anni ’80 lascia in lutto un intero paese che lo aveva amato per le sue qualita’ di calciatore, ma anche per il suo carisma che lo aveva reso un personaggio quasi fuori dal tempo. Nato a Belem il 19 febbraio 1954, Socrates apparteneva a quella generazione di grandi giocatori brasiliani (come Zico) che non riuscirono a conquistare la Coppa del mondo: lui era capitano della Selecao che al mundial spagnolo nell’82 fu eliminata da quell’Italia di Bearzot che poi avrebbe vinto il titolo iridato. Memorabile la sfida con gli azzurri in cui il gol di Socrates a Zoff non basto’ a fermare il ciclone Italia, trascinata dalla tripletta di Pablito Rossi. Quattro anni piu’ tardi ci penso’ la Francia di Platini a stoppare ancora una volta il sogno mondiale di quel Brasile. Nato in una famiglia di origini piuttosto umili, ma in cui non mancavano i libri, Socrates si appassiono’ al pallone e gioco’ come centrocampista offensivo: veniva chiamato il ‘Dottore’ e lui medico lo era sul serio, perche’ si era laureato in medicina senza pero’ mai esercitare la professione. Inizio’ la sua carriera sportiva nel Botafogo di Ribeirao Preto nel 1974.
Dal 1978 all’84 vesti’ la maglia del Corinthians di cui divento’ subito un idolo, e non solo per le doti con la palla al piede. La politica scorreva nelle sue vene al pari della passione per il calcio, e proprio nel club paulista si rese protagonista e trascinatore di un’iniziativa che passo’ alla storia, almeno del pallone: la squadra si rifiuto’ di riconoscere l’autorita’ dell’allenatore e per tre anni mise in piedi una sorta di autogestione che venne definita ‘democrazia corinthiana’. Nell’82 la celebrazione di quegli ideali ribelli in campo, perche’ il Corinthians vinse il titolo e la squadra si presento’ con la parola ‘Democrazia’ ben impressa sulle maglie. Tra un colpo di tacco – erano la sua specialita’ -, e la medicina, Socrates non perse infatti mai di vista la passione politica: militante di sinistra, con il mito di Che Guevara, non fece mancare la sua voce nelle battaglie contro i sistemi dittatoriali del Sudamerica. Genio e sregolatezza, approdo’ in Italia nel 1984 vestendo la maglia della Fiorentina: ma la parentesi in Serie A calcisticamente fu poco entusiasmante. Dopo una deludente stagione torno’ in Brasile, prima al Falmengo e poi al Santos, dove chiuse la carriera nel 1988.
Poi un ritorno nel 2004 anche come allenatore del club inglese di dilettanti Garforth Town. Ma la sua vita fu segnata anche dalla passione per fumo e alcol, che hanno compromesso gravemente la sua salute: negli ultimissimi anni si erano infatti ripetuti i ricoveri in ospedale. Fino all’ultimo qualche giorno fa a causa di un’infezione intestinale con conseguente emorragia: le sue condizioni erano apparse subito gravissime. L’ex centrocampista brasiliano era entrato in coma e stamattina all’alba se n’e’ andato. Con lui un pezzo di storia di calcio e di vita del Brasile.