Giorgos Samaras, centravanti capellone omonimo del neopremier greco, ci ha provato a mandare in ‘default’ Angela Merkel ma il divario calcistico tra Germania e Grecia è oggi probabilmente superiore allo spread dei tassi o dei rating tra i due paesi. L’undici di Joachim Loew mantiene senza affanno la tripla A a Euro 2012
(15ma vittoria consecutiva in tornei ufficiali e per l’8a volta su 15 edizioni nelle semifinali europee), scaccia la sindrome di Monaco e approda alle semifinali di Euro 2012 dove attenderà domenica sera lo sfidante: Italia o Inghilterra. Davanti alla cancelliera Angela Merkel, arrivata di corsa alla PGE Arena di Danzica dopo il vertice di Roma, il ct tedesco prende tutti in contropiede e schiera la squadra che non ti aspetti.
Rivoluziona la linea d’attacco: fuori Gomez (3 gol finora), Podolski e Mueller e dentro il redivivo Klose, con le promesse André Schuerrle e Marco Reus. Parafrasando l’attualità economica, tra Germania e Grecia la differenza calcistica è forse anche superiore a quella delle Agenzie di rating (tripla A contro ‘C’) e il campo è il più fedele testimone: 80% di possesso palla, 20 tiri in porta, contro percentuali assai più misere dei greci che rimediano il primo corner dell’ incontro al 20 del secondo tempo. La ‘rivoluzione’ d’attacco richiede tempo e la manovra esce meno efficace rispetto ai match precedenti anche se le occasioni fioccano.
Prima Khedira, poi Klose e quindi Ozil a due passi da Sifakis si mangiano gol che sembravano fatti. La Grecia ha il grande merito di riuscire sempre a far giocare male l’avversario. Anzi, più si trova davanti qualità e più riesce a imbrigliarne la manovra. In questo aiutata anche dalla virulenza dei suoi giocatori, l’indemoniato Samaras su tutti che alla terza brutta entrataccia si becca il giallo. Per i primi 20 minuti Neur non viene pressoché inquadrato dalle telecamere tanto da far capire da che parte pende il gioco. Ci pensa Schweinsteiger, oggi poco lucido, a far venire qualche brivido commettendo due brutti errori corretti all’ultimo dai compagni di reparto. Al 32′ Neur compie il primo intervento sollecitato dal redivivo Ninis, oggi di nuovo nell’undici titolare. Un’ occasione che il neo-acquisto del Parma non riesce a sfruttare: la sua partita finisce al 45′.
Protagonista negativo della prima parte di gara è l’estremo greco Sifakis che svirgola una palla dietro l’altra (in un caso viene anche punito da Klose ma il guardialinee sventola un fuorigioco millimetrico). La svolta arriva al 39′: laddove non arrivano le punte ci pensa il capitano Lahm, gran controllo di petto e tiro a rientrare che prende una strana traiettoria e trafigge Sifakis. Cambia il risultato, non il copione, con la Germania che insiste e cerca il colpo del ko e la rocciosa Grecia che resta sempre con 9 uomini dietro la linea della palla pronta a sfruttare il minimo errore tedesco. La Grecia appare un po’ sulle gambe rispetto alle ultime uscite, la sfida con la Russia sembra aver lasciato qualche tossina di troppo nelle gambe degli uomini di Santos che all’inizio della ripresa cerca di dare una scossa ai suoi inserendo una seconda punta, Gekas. Fisico, corsa, buon gioco, tatticamente ben messa e con 3-4 giocatori super (Ozil su tutti): la corazzata Germania non corre quasi mai rischi.
Sembra tutto filare liscio ma al 55′ succede l’impensabile: discesa sulla destra di Salpingidis che va nello spazio, crossa per Samaras che sulla linea di porta brucia Boateng. Un gol che riaccende l’entusiasmo dei tifosi greci sugli spalti. E’ un lampo e come tale dura il tempo che dura: 5 minuti e la Merkel in tribuna riprende colore. Merito di Khedira, che impatta alla perfezione il cross di Boateng e batte Sifakis. Giusto così. Loew prova a chiudere la partita, dentro Mueller per Schurrle. Detto fatto: cross dalla bandierina, Sifakis si ricorda di essere un portiere mediocre, sbaglia il tempo e Klose lo punisce: 3-1. Santos si gioca il tutto per tutto, mette dentro una terza punta anche se un po’ attempata (36 anni), Liberopoulos. Che non è aria lo dimostra alla prima palla giocata: 40 metri dalla porta, prende e tira. Palla da una parte, porta dall’ altra. La Germania è un rullo compressore: rovesciamento di fronte, la palla arriva a Klose sul filo del fuorigioco, tiro, respinta di Sifakis ma irrompe Reus col gran destro al volo. All’80 Loew concede un po’ di minuti a Gomez e al gioiellino Gotze ma l’ultimo scorcio di partita è solo accademia. La Grecia accetta il verdetto del campo, senza alcuna scintilla (appena 2 ammonizioni in 90′). L’ultima emozione arriva da un rigore concesso (giustamente) per un tocco di braccio in area di Boateng sul tiro di Fotakis. La trasformazione di Salpingidis rende la sconfitta più onorevole per i greci. Riduce il punteggio, ma non lo spread sul campo.