Può sembrare un discorso retorico, legato agli ultimi deludenti risultati, ma non è proprio così. Il Napoli ha pochi giorni per dare un segnale forte a tutti e ribaltare l’attuale momento delicato. Il pareggio subito contro il Chievo non è il solito, non ha le stesse peculiarità, non lascia trasparire gli stessi sintomi dei precedenti risultati negativi patiti contro compagini nettamente più deboli. In questo caso è mancata la grinta, la fame, la determinazione per l’intera gara, nonostante lo svantaggio clamoroso, giunto dopo pochi minuti. La squadra ha reagito con piglio opportuno soltanto dopo il pareggio di Albiol, a pochi e inesorabili istanti dal triplice fischio. Mertens sembrava l’unico a metterci l’animo giusto e con lui il solito Albiol e qualche altro caso isolato. Un campanello d’allarme che l’allenatore è chiamato in queste ore a cancellare, partendo dalla rimonta di Bologna. Al Dall’Ara, il Napoli sembra aver perso qualcosa. La consapevolezza dell’addio al sogno tricolore potrebbe aver leso gli stimoli di una parte del gruppo, quella parte decisa e determinata a vincere quest’anno. Sembra un film già visto, in verità, in questi ultimi anni di inseguimento perpetuo alla Juve, con la parentesi Milan di tre stagioni fa. Ora la palla passa al tecnico e alle sue capacità motivazionali, ma l’allenatore non è il solo ad essere chiamato in causa. Occorre un segnale forte della società all’intero ambiente e alla squadra, soprattutto dal mercato. Data la scadenza imminente, il club è in notevole ritardo ma c’è ancora tempo per dare la stoccata definitiva alle trattative in atto e completare l’organico a centrocampo e in difesa. L’intervento sul mercato è doveroso per completare l’ottimo lavoro iniziato in estate e rassicurante sotto il profilo mentale. Il club ha la necessità di mostrarsi all’altezza di coloro che sono stati ingaggiati per vincere, se non altro per non vanificare gli investimenti estivi.

Marcello Pelillo

 

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