Ore 10.35 locali, a Londra viene scritto un altro piccolo pezzo di storia delle Olimpiadi. C’é la prima batteria dei 400 metri e al via si presenta il primo atleta bi-amputato ammesso ad una gara dei Giochi. Dal 1896 ad oggi non era mai successo, ma Oscar Pistorius ha finalmente vinto la sua battaglia
e può sfidare gli atleti normodotati correndo con le sue protesi in fibra di carbonio al posto delle gambe, amputategli quand’era bambino per una malformazione congenita. Il sudafricano passa il turno senza problemi, è secondo alle spalle del dominicano Luguelin Santos (che gli fa gli auguri prima della partenza) in 45″44, suo record personale in questa stagione, e può già concentrarsi sulla semifinale di domani. Al momento della sua presentazione in pista, prima dello sparo dello starter c’é un autentico boato: gli 80mila dell’Olimpico di Londra (anche oggi gremito in ogni ordine di posti) sono tutti con lui, l’uomo che ha sfidato l’impossibile, e riesce finalmente ad essere non più soltanto un fenomeno dell’atletica paralimpica. Ruolo che comunque vuole mantenere, visto che ha già annunciato di voler difendere i suoi titoli nei 100, 200 e 400 alle Paralimpiadi che la capitale britannica ospiterà dal 29 agosto al 9 settembre. A fine gara, in zona mista, l’espressione di Pistorius, assediato da un ‘muro’ di microfoni e telecamere, è un misto di emozione, felicità ed un pizzico di stupore. “Grazie a tutti per il tifo che hanno fatto per me, in Gran Bretagna mi sento a casa mia – dice -. Stamattina ero così nervoso. Dentro di me avevo una tale mistura di sensazioni che non sapevo se piangere. Mi sono emozionato a vedere la bandiera del Sudafrica, ed ora voglio ringraziare il mio team e tutti coloro che hanno creduto in me. Ho lavorato duro sei anni per arrivare fin qui, e quando sono andato sui blocchi di partenza ho provato a sorridere”. E’ chiaro che ha vissuto un momento bellissimo. “Sì, e così – sottolinea -: essere sceso in pista oggi per me è stato qualcosa di molto speciale. Ho realizzato un sogno inseguito per anni, e sono felice anche per il tempo che ho fatto. In questa gara ci sono molti avversari forti, e non mi rimane che andare a riposare perché domani voglio tentare di ottenere un altro ottimo tempo e quindi qualificarmi per la finale: sarebbe meraviglioso”. Non poteva mancare la solita domanda: ma le sue protesi gli forniscono dei vantaggi? “Ho superato 16 prove in tre settimane e mi hanno fatto ogni tipo di analisi – risponde -: se ho tutti questi vantaggi perché non batto il record del mondo? C’é sempre qualcuno che vuole dire la sua, ma ormai non ci faccio più caso. Sono in forma, da Pechino 2008 ho perso 13 chili e questo conta”. Ma le batterie, in pratica i ‘quarti di finale’, dei 400 regalano altro: ad esempio la sorpresa dell’uscita di scena del campione olimpico LaShawn Merritt, messo Ko dal riacutizzarsi di un infortunio muscolare e costretto a fermarsi dopo nemmeno metà gara, e le prestazioni dei due gemelli del Belgio Johnatan e Kevin Borlee, che per fortificarsi sono andati a lavorare su un ghiacciaio. Ottengono rispettivamente il miglior tempo (44″43, record nazionale belga) ed il 6/o in assoluto delle classifica complessiva delle qualificazioni. Passa facile (45″23) anche il campione del mondo Kirani James, 19enne fenomeno di Grenada. Sono belle anche le parole che proprio James, subito dopo aver corso, dedica a Pistorius: “giù il cappello davanti a lui – dice il grenadino -. Prima delle batterie l’ho avvicinato e gli ho augurato buona fortuna. Ci vuole un sacco di coraggio, e di fiducia in se stessi e nella vita, per fare ciò che ha fatto lui: avrà sempre il mio rispetto”. Quanto al resto, il primo degli Usa è Bryshon Nellum, decimo con 45″29: l’impressione è che non sarà facile per lo ‘squadrone’ statunitense riconfermare quel titolo vinto nelle ultime sette edizioni dei Giochi.