L’incontro, richiesto da tempo, con cadenza settimanale, fin dai tempi del ministro Orlando, era atteso per proporre una valida alternativa al programmato “inceneritore” che si vorrebbe costruire a Giugliano in Campania, tra i malumori comprensibili della gente e la “minaccia” ambientale che tale impianto costituirebbe per il rispetto del territorio in termini di salute, paesaggio e vivibilità.
Un incontro cordiale e collaborativo, quello tenutosi lunedì sera (28 luglio 2014) al Ministero dell’Ambiente fra una delegazione del Movimento 5 Stelle con Salvatore Micillo, componente della Commissione Ambiente della Camera e l’architetto ambientale Giuseppe Cristoforoni, ideatore, con l’ingegnere Luigi Grosso del “Piano Alternativo per i Rifiuti” consistente in un “Distretto per il Riciclo e Sperimentazione per le bonifiche” delle ecoballe di Giugliano (stimate intorno ai 6 milioni).
Il ministro, con il suostaff, ha ascoltato con attenzione gli interventi della delegazione del M5S, mostrandosi interessato alla proposta, che non è stata respinta, ma anzi, approfondita. Erano stati gli stessi attivisti del Movimento Giugliano a consegnargliela a mano il 27 marzo scorso quando si recò in visita nella “Terra dei Fuochi”.
Per fugare eventualiperplessità sul “Piano” alternativo all’inceneritore il Movimento 5 Stelle ha colto l’occasione, oltre che illustrare le fasi procedurali e tecniche che lo accompagnerebbero, proporre una simulazione sul campo. Ipotesi che ha raccolto nella discussione un positivo riscontro.
Per Luigi Grosso, che ha seguito la fase gestionale del “Distretto per il Riciclo” (tradotto, costi, ricavi e spesa) “l’incontro è stato molto positivo”.
“Il problema poi non è solo di smaltire dei rifiuti, ma di renderli pure definitivamente inerti, ossia innocui rispetto all’ambiente e alla vita in genere. Una garanzia ed al contempo una sicurezza che non è assicurata invece dalla combustione mediante inceneritore, che non neutralizza i rischi” commenta Cristoforoni.
Per Micillo:“L’inceneritore non può e non deve essere considerata una soluzione praticabile su un territorio già martirizzato da discariche, milioni di ecoballe e roghi”.
Il portavoce allaCamera del M5S è firmatario, tra l’altro con Realacci e Pellegrino del testo unificato sui “Delitti contro l’Ambiente” passato alla Camera il 26 febbraio 2014 ed ora al vaglio del Senato con la sigla AS 1345, più noto come proposta di legge sui “reati ambientali”.
Nel corsodell’incontro, giudicato “proficuo” e “chiarificatore” dal M5S, è stato più volte sottolineato dagli stessi come tale soluzione sia concretamenteapplicabile e fattibile in meno di un anno (e con pochi macchinari) “a fronte invece della elefantiaca e milionaria costruzione dell’inceneritore che avverrebbe comunque non prima di 5 anni” e che “ulteriori elementi per completare definitivamente il progetto alternativo potranno aversi – continua Cristoforoni solamente quando saranno stati acquisiti gli esiti della caratterizzazione delle ecoballe, che ad oggi resta sconosciuta”. Ma, aggiunge pure: “resta da capire infine a chi appartengano le ecoballe se alla Regione, Provincia, Impregilo o altri soggetti di cui ignoriamo l’esistenza”.
I convenuti si sono salutati, con il proposito di aggiornarsi a stretto giro di tempo, allargando il prossimo tavolo di incontro anche ai tecnici della Regione Campania unitamente al Presidente Caldoro, l’assessore all’ambiente Romano ed al commissario preposto alla costruzione del termovalorizzatore, Carotenuto.
La parola passa ora “per competenza” – come precisato dal Ministro dell’Ambiente Galletti – alla Regione Campania sulla quale il M5S farà pressing per fissare un incontro nell’ottica di contrasto alla costruzione dell’inceneritore e di promozione invece del Piano Alternativo che sostituisce allo smaltimento a mezzo combustione, lo smaltimento, tramite il riciclo, il riuso e il recupero dei materiali, almeno di quelli ancora recuperabili. Il “ciclo della materia” come traguardo finale. Non solo si risolverebbe il problema dei rifiuti, ma si produrrebbero a cascata effetti di “de-coupling” in settori sempre più ampi e rilevanti, dal consumo di territorio al fabbisogno di energia, dal trasporto merci all’importazione di materie prime.
Una politica dei rifiuti che miri non solo alla raccolta differenziata, ma pure alla riduzione dei consumi, per dimostrare che un nuovo modello di sviluppo è possibile.