Il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e British American Tobacco Italia (BAT Italia) hanno siglato oggi un accordo di intesa programmatica, in base al quale BAT Italia si impegna, per il biennio 2011/12, ad acquistare un quantitativo complessivo annuale di oltre 7.000 tonnellate di tabacco nazionale,
delle varieta’ Burley e Virginia Bright, aumentando del 15% le quantita’ acquistate da BAT Italia nel 2010 per un volume d’affari pari a circa 45 milioni di euro. Il rinnovo dell’accordo con il MIPAAF conferma il sostegno dell’Azienda ai produttori, un patto consolidato da oltre 30 anni di acquisto di tabacco italiano e di collaborazione e dialogo continui con gli addetti ai lavori e le Istituzioni, per cercare di preservare la vitalita’ e la competitivita’ del settore, nonostante le difficolta’ di un mercato che sta vivendo uno dei momenti piu’ difficili della sua storia. “Il nostro obiettivo – spiega Giovanni Carucci, Vicepresidente di BAT Italia – e’ garantire, nel corso del prossimo biennio, stabilita’ di sbocchi commerciali al tabacco italiano di qualita’ per contrastare il momento difficile della filiera nazionale gia’ pesantemente colpita dal venir meno di una parte degli aiuti comunitari e ulteriormente minacciata dall’ormai avviato processo di revisione della Direttiva Europea sui prodotti del tabacco. Tale Direttiva, infatti, rischia di mettere a repentaglio l’intera filiera, e quindi anche i coltivatori, per via delle ipotesi di divieto dell’uso di ingredienti e dell’introduzione del pacchetto generico o riportante avvertenze sanitarie con immagini che ricoprono interamente la superficie del pacchetto”. “Gli ingredienti per il tabacco – prosegue Carucci – vengono utilizzati per reintegrare gli zuccheri e gli aromi persi durante l’essiccazione naturale della foglia. Senza questi ingredienti sarebbe impossibile impiegare il tabacco Burley italiano nella produzione dell’American Blend, la miscela usata per le sigarette comunemente consumate in Europa. Cosi’, il Burley diventerebbe inutilizzabile e le coltivazioni verrebbero cancellate con danni irreparabili per l’economia nazionale, locale e per gli oltre 60.000 coltivatori e trasformatori. Anche l’introduzione del pacchetto generico avrebbe conseguenze rilevanti sulla filiera in quanto determinerebbe, tra gli altri impatti quali l’aumento del contrabbando, una forte riduzione del valore dei prodotti, rendendo quindi piu’ difficoltoso lo sbocco commerciale al tabacco italiano che, in conseguenza della cessazione degli aiuti comunitari, e’ gia’ mediamente meno competitivo rispetto al tabacco di altri mercati”. Gli impatti provocati da un eventuale divieto di utilizzo degli ingredienti abbinato all’introduzione del pacchetto generico coinvolgerebbero l’intera filiera del tabacco che, ad oggi, e’ composta da oltre 200mila unita’ cosi’ suddivise: 56.500 addetti nella tabacchicoltura; 6.200 nella prima trasformazione; 700 nella manifattura; 2.650 nella fase di distribuzione all’ingrosso (depositi fiscali); 139.000 nelle circa 57.000 rivendite al dettaglio. La crisi degli ultimi 10 anni ha gia’ visto una riduzione generale delle superfici investite a tabacco (e’ stato toccato il minimo storico di 26.107 ettari, la meta’ delle estensioni coltivate 10 anni fa), concentrate per il 96% in Campania, Umbria e Veneto, e per la restante parte nel Lazio e nella Toscana. Il divieto dell’uso degli ingredienti e l’introduzione del pacchetto generico danneggerebbero seriamente la filiera italiana, attualmente la prima a livello europeo e l’ottava al mondo.