Quattro nuovi casi di malattia tra i militari italiani per possibile contaminazione da uranio impoverito sono stati denunciati attraverso il blog Vittimeuranio.com da Bruno Ciarmoli, avvocato dell’Associazione Vittime Uranio.
“Tra gli ultimi a rivolgersi all’associazione – spiega l’avvocato – A.G., brigadiere quarantenne dei Carabinieri, di Lucca, in servizio nella Compagnia di Pisa. Dopo alcune missioni in Kossovo all’uomo è stato diagnosticato un tumore al sigma. G. P. di Scafati, militare nella caserma di San Giorgio a Cremano (Napoli), di 37 anni, è affetto da una grave forma di cancro che interessa i bronchi e la pleura.
F. R. di Sassari, 33 anni, ha subito l’asportazione di un testicolo, di un rene e di linfonodi, ma anche un trapianto di cellule staminali dopo aver prestato servizio nel 1996 nel poligono interforze di Salto di Quirra, in Sardegna. Infine – continua Ciarmoli – M. C., maresciallo dell’Aeronautica di 37 anni, di Lecce, ma in servizio a Roma, combatte contro un linfoma di Hodgkin scoperto recentemente, e per caso, dopo una missione in Kosovo nel 2002″. In molti casi, prosegue, “gli organi della Difesa hanno negato qualsiasi forma di risarcimento in quanto le patologie non sono risultate dipendenti da causa di servizio, ma in alcuni casi commissioni di verifica diverse hanno dato esiti contrastanti, così come sembrano contrastare le numerose norme che dovrebbero regolare la delicata materia”.
“Tutto questo – conclude il legale – mentre la commissione parlamentare di inchiesta si interroga su come scongiurare la perdita di oltre 24 milioni sui 30 destinati alle vittime. Fondi che potrebbero essere persi se non impegnati entro la fine dell’anno. Anche per questo l’associazione ha chiesto l’intervento del nuovo ministro della Difesa Giampaolo Di Paola, per fornire assistenza concreta ai malati, spesso vittime anche dell’eccessiva burocrazia”. Secondo l’associazione i militari malati sono oltre duemila, più di 200, infine, quelli deceduti negli ultimi anni.