Non solo omicidio colposo ma anche disastro colposo. E’ la nuova contestazione, fatta nel corso dell’udienza preliminare relativa alla morte di Cristina Alongi, schiacciata da un albero caduto mentre era alla guida della sua auto il 10 giugno dello scorso anno in piazzetta Aniello Falcone a Napoli. Per la vicenda sono imputati un funzionario agronomo del Comune, un vigile del fuoco e un agente di polizia municipale. Nel corso dell’udienza, davanti al gup Maria Gabriella Pepe, si sono costituiti parte civile l’ing. Francesco Pisano, marito della vittima, difeso dagli avvocati Eugenio e Federico Baffi, nonché il padre e i fratelli della Alongi, assistiti dall’avvocato Maurizio Sica. Il pm Luigi Santulli, condividendo l’istanza degli avvocati Eugenio e Federico Baffi per una integrazione del capo di imputazione, ha contestato anche il reato di disastro colposo. A causa della negligenza e dell’inosservanza delle norme, avevano sottolineato i legali, sarebbe stato determinato ”un sistematico e diffuso difetto di cura di alberi piantati in varie parti della città di Napoli,”. In particolare, evidenziano, “dell’albero di pino marittimo e di altri dei giardinetti di via Aniello Falcone” che, oltre alla morte della donna, erano motivo di ”palese diffusività del pericolo per l’incolumità di un numero indeterminato di persone ed un esteso senso di allarme ed emozione nella collettività”. Il perno dell’accusa e’ rappresentato dalla segnalazione sul rischio di caduta del pino che fu fatta dal titolare di un bar ai vigili del fuoco due settimane prima dell’incidente, e da questi trasmessa alla polizia municipale che avrebbe dovuto contattare il servizio Parchi e Giardini del Comune di Napoli. La prossima udienza è stata fisata per il 7 novembre prossimo.