Mentre l’Onu aggiorna a 4.000 il bilancio dei morti per la repressione e parla ormai di vera e propria “guerra civile”. L’Unione europea e gli Stati Uniti hanno approvato nuove sanzioni contro il regime siriano. L’Alto Commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, ha spiegato che “abbiamo fissato un bilancio di 4mila, ma le informazioni che ci arrivano dicono che sono molti di piu'”.
I ministri degli Esteri dei Ventisette hanno varato una nona tornata di sanzioni che mette nel mirino le risorse energetiche e finanziarie di Damasco. In particolare viene imposto un embargo che proibisce le importazioni di gas, la vendita di infrastrutture necessarie all’industria petrolifera, il trading di titoli siriani e l’esportazione di software che potrebbe essere utilizzato per il controllo di Internet. Vietata anche la concessione di prestiti a bassi tassi e a lunga scadenza alla Siria, che potrebbe cosi’ avere molte difficolta’ a reperire liquidita’. Nella lista nera di Bruxelles, sulla quale c’era gia’ lo stesso presidente Bashar al-Assad e altri 73 esponenti del regime, sono stati inseriti altri 12 nomi di funzionari governativi e altre 11 societa’, i cui beni saranno congelati. Gli Usa hanno aggiunto uno zio materno e consigliere economico di Assad, il 79enne Muhammad Makhluf, e il generale della Quarta divisione corazzata Aus Aslan, alla lista nera degli esponenti con cui e’ proibito agli americani di avere qualsiasi tipo di rapporto economico. Le nuove sanzioni colpiscono anche la seconda banca siriana, la Real Estate Bank, e un istituto di credito del ministero della Difesa, il Military Housing Establishment. La risposta di Damasco non si e’ fatta attendere. Definendo “ingiustificate” le sanzioni, la Siria ha sospeso la sua partecipazione all’Unione per il Mediterraneo, foro internazionale istituito su proposta del presidente francese, Nicolas Sarkozy. Intanto da Istanbul, dove ha sede il Consiglio nazionale siriano, l’organo istituito dall’opposizione sull’esempio del Cnt libico, arriva la notizia che l’Esercito siriano libero, formato da militari disertori, ha deciso che non attacchera’ piu’ obiettivi del regime di Bashar al Assad. La decisione e’ arrivata dopo un incontro tra il presidente del Consiglio Bourhan Ghalioun e il colonnello Riad Asaad, comandante dell’esercito dei disertori. A partire da questo momento i disertori siriani “useranno le armi solo per difendersi o per difendere i civili minacciati dalle forze di sicurezza durante le proteste”, e’ stata la conclusione Malgrado la sanguinosa repressione la Russia ha fornito al regime due sistemi anti nave “Bastion”, dotati ciascuno di 36 missili di crociera supersonici Yakhont, in grado di affondare qualsiasi nave si avvicinasse alle coste siriane. L’accordo e’ stato firmato nel 2007 e non e’ chiaro quando la consegna degli ordigni sia stata effettuata. Oggi intanto il bilancio della repressione e’ di almeno morti: 13 nella provincia di Hama, 9 in quella di Homs, a Deraa, e uno a Idleb.