CAPODRISE. «I sindaci come lei, che operano nel suo territorio, sono degli eroi». Laura Boldrini, presidente della Camera dei deputati, si è complimentata con Angelo Crescente e l’ha esortato a non arrendersi di fronte alle difficoltà. L’incontro è avvenuto il 19 ottobre, durante la XX edizione della Marcia per la pace Perugia-Assisi. Il sindaco era in Umbria con 18 studenti di Capodrise dell’istituto “Giovan Battista Novelli” di Marcianise. Con lui, il presidente del consiglio comunale, Vincenzo Negro, gli assessori Sossio Colella, Gaetano Argenziano e Giuseppe Montebuglio, il comandante della polizia locale, Clemente Piccolo, e due vigili. La trasferta era inserita nell’agenda dell'”Anno del buono” (declinato come “bene comune”), terza tappa del viaggio intrapreso da Crescente tra i principi fondamentali su cui si regge la città ideale. «È stata un’occasione – afferma il sindaco – per i nostri giovani di essere protagonisti di una grande iniziativa di pace; di sentirsi responsabili della storia e del processo di trasformazione del mondo; di scoprire il senso, il significato e il valore dell’impegno per la pace, la giustizia e i diritti umani». Quella di Perugia non è stata solo una marcia contro tutte le guerre che si combattono con le bombe, ma pure contro quelle meno visibili, ma non meno crudeli, che si combattono in campo economico e finanziario con mezzi altrettanto distruttivi di vite, di famiglie, di imprese. «Ringrazio la presidente Boldrini – aggiunge Crescente – per l’incoraggiamento rivoltò a me e ai tutti i sindaci della nostra terrà, violentata dal malaffare e dalla devastazione ambientale». Quanto sia stata formativa per i ragazzi la trasferta ad Assisi emerge dal resoconto della giornata scritto dagli stessi studenti del “Novelli”: «Abbiamo prima cantato la canzone “L’ammore che rè”, le cui parole sono state tratte dal libro di Aldo Nove “Tutta la luce del mondo”. Poi, ci siamo uniti alla marcia, indossando una maglietta con su scritto “Io sono Malala”, dedicata a Malala Yousafzai, la ragazza pakistana premio Nobel per la pace. Il viaggio – proseguono gli studenti -, a differenza di quanto si possa pensare, è stato molto costruttivo, ha arricchito le nostre capacità culturali e relazionali. Questi sono momenti che ci aiutano a riflettere e ci invogliano a partecipare, a diffondere con voce potente il valore della pace in un mondo silenzioso, che ci sta allontanando gli uni dagli altri». La lettera dei ragazzi si conclude con una frase di Eleanor Roosevelt: «Non basta parlare di pace uno ci deve credere e non basta crederci uno ci deve lavorare».