Il periodo di quarantena di 21 giorni per gli operatori sanitari che rientrano da aree colpite dall’epidemia di Ebola, come nel caso del medico di Emergency rientrato a Quart in Valle d’Aosta, è previsto dal ‘Protocollo centrale per la gestione dei casi e dei contatti sul territorio nazionale’ emanato dal ministero della Salute, che definisce proprio gli operatori sanitari come contatti ‘a rischio intermedio’ per i quali è possibile effettuare la quarantena al proprio domicilio e con, eventualmente, i famigliari. Il Protocollo definisce ‘contatto’ una persona asintomatica che sia stata esposta, negli ultimi 21 giorni, a ”un caso probabile o confermato o ai suoi liquidi biologici/tessuti nel periodo successivo alla comparsa dei sintomi”. Per i contatti si identificano tre livelli di rischio: contatti a basso rischio (persone che hanno condiviso spazi confinati – come aver viaggiato con lo stesso mezzo, avere soggiornato nello stesso albergo – con il caso, senza contatto diretto con sangue o materiali biologici). A questa categoria appartiene il personale sanitario che ha gestito un caso adeguatamente protetto; contatti a rischio intermedio (si tratta dei conviventi; coloro che hanno assistito un caso probabile o confermato, o lo hanno toccato senza venire a contatto visibile con fluidi corporei, o ne hanno toccato gli abiti, o hanno manipolato campioni biologici, senza le dovute protezioni); contatti a rischio elevato (coloro che hanno avuto esposizione diretta di cute o mucose a materiali biologici del paziente, contatto viso a viso, rapporto sessuale, ferite con materiale contaminato, manipolazione della salma senza adeguata protezione). Per i contatti a basso rischio non è prevista alcuna misura aggiuntiva. Per i contatti a rischio intermedio, come vengono solitamente classificati gli operatori sanitari, è prevista la quarantena di 21 giorni, possibilmente domiciliare. Per opportunità di monitoraggio, il paziente non deve uscire anche se asintomatico ed è compito del Servizio Sanitario valutare particolari necessità garantendo il supporto necessario. E’ inoltre prevista la automisurazione della temperatura ogni 12 ore e la sorveglianza sanitaria attiva telefonica da parte degli operatori del Dipartimento di Prevenzione per monitorare temperatura ed eventuale insorgenza di altri sintomi. Se compaiono febbre o altri sintomi, entro il periodo di quarantena, il contatto viene riclassificato come “caso sospetto” e devono essere messe in atto le relative misure. La quarantena domiciliare, si sottolinea nel Protocollo, ”può essere considerata realizzabile anche in presenza di più persone contemporaneamente (un nucleo familiare), tenuto conto del basso rischio di contagiosità nelle prime fasi della malattia”. Tuttavia, ”i componenti adulti del nucleo familiare saranno istruiti su iniziali misure più restrittive di isolamento domiciliare, da adottare in caso di sintomi. In tal caso ne daranno comunicazione telefonica al Dipartimento Prevenzione, che si attiverà per il loro trasporto presso la struttura di riferimento”. Infine, per i contatti a rischio elevato è prevista la quarantena con ricovero ospedaliero nella struttura infettivologica individuata dall’organizzazione regionale.