C’e’ un via vai di giornalisti davanti alla casa in via Mascagni a Casapesenna, l’ultimo rifugio del boss Michele Zagaria. I paesani, invece, sono a messa o al bar “La Palma”, al centro, in piazza Petrillo, indignati con i mass media (“non ci criminalizzate”, oppure “siamo stati sempre dimenticati”, sono le espressioni piu’ usate) e anche in apprensione per la perdita di ‘tranquillita” che la presenza del capoclan garantiva.
Nel piccolo centro casertano, infatti, la microcriminalita’ e’ stata sinora praticamente inesistente: porte aperte, chiavi nel cruscotto dell’auto anche quando era parcheggiata, borsette al sicuro. La villetta a due piani con giardino e statua della Madonna di Lourdes al centro di un cortile e’ ancora perquisita dalla polizia, anche se Vincenzo Inquieto, il proprietario, e’ ora detenuto, arrestato per favoreggiamento. In casa la moglie, prima anche lei portata in Questura a Caserta, poi ‘solo’ denunciata. L’ultima casa a sinistra della stradina di Casapesenna riserva ancora sorprese, quali ad esempio il fatto che i fili elettrici che alimentavano il sistema di controllo del sofisticato bunker in cui dormiva il boss, capace di salire e scendere per cinque metri come un ascensore, e che si arrampicano sul muro dell’abitazione ben visibili dall’esterno, si allacciano ai lampioni della pubblica illuminazione, un allaccio ovviamente abusivo. E la stanza di due metri per tre adibita a stireria, con un’unico mobile con abiti poggiati, che in realta’ era la ‘porta’ di accesso al covo, sembra ancora un locale come un altro, se non fosse per l’intercapedine sventrata per seguire il fragile indizio di una scanalatura per binari che ha incuriosito gli agenti impegnati nel blitz di ieri. Trovato, infine, anche un potente server che gestiva i dati del complesso sistema di sorveglianza con telecamere del bunker, ma anche dei pc nel nascondiglio attraverso i quali Zagaria teneva contatti con il mondo e soprattutto con i suoi milionari affari leciti e non. Nella villetta ancora questa mattina ci sono stati rilievi e sopralluoghi da parte della polizia scientifica e degli inquirenti. E si lavora in Procura a Napoli per inventariare e valutare il materiale trovato nel corso della perquisizione del bunker effettuata al momento dell’arresto. Trapela l’indiscrezione di documenti giudicati dai pm antimafia interessanti, tra cui un lungo elenco di cifre legate a sigle che potrebbe essere una sorta di lista di vittime di estorsione. Agenti al lavoro anche su pc e I-Pad in uso a Zagaria, e anche su un telefono cellulare, strumenti tecnologici che potrebbero fornire file e dati importanti per i filoni investigativi gia’ aperti, o aprire altre indagini. Sequestrati al boss anche due orologi di lusso, uno dei quali un Rolex, e 6.800 auro in contanti.