“Sono pronto ad andare in assemblea per discutere di questioni politiche, per ripartire e decidere come affrontare al meglio le prossime scadenze. E’ scorretto, però, inserire come primo punto all’ordine del giorno le mie dimissioni, che non esistono in quanto mai formalizzate. E’ stato uno sfogo durante una riunione molto accesa, cui qualcuno ha voluto dare troppo peso. Come dicevo sono pronto ad andare in assemblea e fare la mia relazione perché questo partito a Caserta ha bisogno di un ricostruire un quadro dirigenziale in vista delle Regionali”. Il segretario provinciale del Partito Democratico rompe il silenzio e dice la sua sulla spaccatura interna al partito e sull’accordo per il rinnovo dei vertici dell’Asi, che ha causato un vero e proprio terremoto nella maggioranza che aveva permesso la sua elezione alla guida della federazione di Caserta. “Una premessa è d’obbligo, anche se tutti sanno cosa penso degli enti strumentali e quindi anche dell’Asi: vanno aboliti in quanto rivelatisi inutili. E’ la mia linea da sempre e intendo impegnare il partito per studiare un progetto di legge che persegua questo obiettivo. Per quel che riguarda l’Asi Caserta in segreteria si è discusso per quasi sei mesi e nessuno può negare che sul tema c’è stato un ampio dialogo. Io ho sempre sostenuto che bisognava presentare un progetto sullo sviluppo industriale della Provincia di Caserta, un progetto di rinnovamento. Tra l’altro l’accordo con Forza Italia e Ncd era perorato proprio da chi oggi alza barricate. Il Pd si è assunto l’onere di affrontare la quesitone della nomina dei vertici Asi perché era prioritario evitare un nuovo commissariamento, lanciando quindi un segnale di rottura  netta con il passato che ha visto la gestione dell’Asi caratterizzata da stipendi alti dei dirigenti e dalla presenza di milioni di debiti nei bilanci”.


 

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