L’annuncio trionfalistico di Nicoletta Barbato sul ritorno del cinema nel Teatro Comunale di Caserta ha fatto andare su tutte le furie Edgardo Ursomando. “A Caserta – tuona il consigliere comunale sulla sua bacheca Fb – invece di andare avanti si va indietro, a botte di 40 anni alla volta! Si vuole snaturare quello che potrebbe essere il melting pot della cultura casertana, ma che è invece diventato, grazie ad un contratto che definire vergognoso è poco, uno spazio giustamente gestito, sempre grazie all’esiguo fitto di circa 1600 euro al mese, ad uso e consumo del concessionario. L’ultima trovata? Quando non è occupato per la rassegna teatrale, facciamolo diventare un cinema. Lobotomotica idea di chi magari non ha ancora capito che il Parravano è patrimonio culturale della Città, e non una mera operazione commerciale. La cultura ha bisogno di spazi, anche autorevoli come il teatro Comunale”. Basterebbero già queste considerazioni riscontrabili e condivisibili di Ursomando per spazzare al vento i proclami della Barbato. E per squarciare il velo di Maya dietro al quale si cela un progetto che con la cultura non ha nulla a che fare. Il vero obiettivo è la pecunia. Lo capirebbe anche un bambino. E sono inutili gli sforzi della Barbato, che si arrampica sugli specchi per coprire con una patina culturale un’operazione di natura commerciale redditizia per una ristretta cerchia di persone: la Cineventi, di Remigio Truocchio e Valeria Cosenza, l’associazione Circuito Teatrale Regionale Campano-Teatro Pubblico Campano, nella persona di Alfredo Balsamo, attualmente gestore dello stabile, e la Cineproject. A proposito di soldi. In quale cassetto è finita la diffida presentata lo scorso giugno dallo stesso Ursomando sulle inadempienze contrattuali del concessionario del teatro? Per non parlare del costo irrisorio del canone come fa notare il consigliere comunale. Che aggiunge: “Perciò, invece di aprire il teatro alla città, di renderne più agevole l’utilizzo da parte delle giovani compagnie locali, di immaginare una vera e propria accademia stabile, di incentivare rappresentazioni come l’opera o l’operetta, di provare perfino con la musica classica e perché no con il teatro off … lo facciamo diventare un cinema. Bieca operazione commerciale che di culturale non ha nulla! Caserta – osserva Ursomando – ha bisogno di un cinema al centro città? Perché mai questi pseudo mecenati non hanno allora pensato di recuperare il San Marco, solo così avrebbero messo realmente in atto una operazione socio culturale, avrebbero recuperato un pezzo di storia casertana e contestualmente ravvivato quel Corso Trieste che grida vendetta”. Che ne pensa il sindaco Pio Del Gaudio? Ha dato il via libera all’iniziativa ma poi ha fatto sapere di non essere d’accordo. Insomma, come sempre traccheggia. Fa il funambolo. Ma stavolta rischia di cadere dal filo e farsi male. Ursomando ha intenzione di presentare un ordine del giorno in consiglio comunale per bloccare il progetto della Barbato. In assise verranno allo scoperto favorevoli e contrari. E sapremo se sul teatro Comunale si alzerà il sipario o calerà definitivamente.
Mario De Michele