“Le vicende giudiziarie riguardanti il sindaco Angelo Brancaccio si legano inevitabilmente alle sorti politiche del paese. Ma a noi interessa principalmente riflettere su un modo di fare politica dominato dal perseguimento di interessi di parte, venato dal clientelismo più servile e da uno sfregio continuato ed evidente delle regole democratiche”. Parte un altro affondo dell’opposizione contro il primo cittadino ortese e la maggioranza. A mettere all’indice Brancaccio e la sua coalizione, attraverso un documento-manifesto (che sarà affisso nelle prossime ore) sono Rifondazione Comunista, la Lista Tsipras, i Giovani Democratici e i consiglieri comunali del Pd Peppe Roseto e Stefano Minichino. Ma anche stavolta il fronte della minoranza si spacca. Balza agli occhi, infatti, che il documento, intitolato “Niente di nuovo sotto il sole (o forse qualcosa si muove)”, non è stato firmato né dalla sezione Pd, né dagli altri due consiglieri dem Francesco Piccirillo (capogruppo) e Michele De Micco. Non c’è niente da fare: l’opposizione non riesce a “fare squadra”. E soprattutto in casa Pd ormai si va in ordine sparso. Una frammentazione che arriva proprio quando la maggioranza vive il suo momento più difficile, in seguito alla condanna di Brancaccio a 4 anni e 6 mesi per peculato e alle sue dimissioni da sindaco. Ma torniamo al documento-manifesto. “Si sa, una rondine non fa primavera, e le dimissioni presentate dal sindaco Angelo Brancaccio neanche cambiano nulla dello scenario deprimente che da oltre un ventennio ormai caratterizza la vita politica di Orta di Atella. Soprattutto alla luce dei manifesti che hanno tappezzato il paese, dove si legge che la maggioranza consiliare, insieme ad un gruppo composito di associazioni (dove siano e cosa facciano di concreto per il territorio queste associazioni, poi, non ci è dato sapere), chiedono a gran voce il ritiro immediato delle dimissioni da parte del sindaco. Manifesti che vantano molti estensori ma che conoscono un’unica regia (ed un unico regista), tanto patetici nella forma quanto scontati nei contenuti, utili esclusivamente a rappresentare ancora una volta quel servilismo politico che ha caratterizzato da due decenni la scena politica ad Orta di Atella”. È impietoso il giudizio politico-amministrativo formulato da Prc, Lista Tsipras, Gd, Roseto e Minichino. E gli esponenti della minoranza si soffermano soprattutto (giustamente, aggiungiamo noi) su questo aspetto, lasciando che la magistratura faccia il suo corso. “La presunzione d’innocenza fino a condanna definitiva – recita un passo del manifesto – è un caposaldo di ogni Stato di Diritto, ma è un principio questo che attiene alla sfera giudiziaria e non a quella politica per cui, intanto che la giustizia segue tutta la sua procedura, e in ossequio alle leggi vigenti che regolano casi come questi (vedi legge Severino), è doveroso, per chi ricopre importanti incarichi istituzionali, mettere in pratica tutte le scelte responsabili del caso: per il rispetto che appunto si deve al ruolo che si ricopre, per la ricerca della trasparenza, per ragioni di opportunità politica, per amor di legalità”. I firmatari del documento tracciano il percorso per costruire un’alternativa credibile. “Noi siamo per una politica che vada ben oltre le beghe particolari, gli interessi privati e gli inutili tatticismi. Siamo sempre stati e saremo contro questa politica affaristica – rimarcano Prc, Lista Tsipras, Gd, Roseto e Minichino – che ha portato ad una gestione privatistica della cosa pubblica. Noi sentiamo l’urgenza di programmare un’idea “rinnovata” del nostro territorio attraverso la pratica della buona politica, quella fatta da persone interessate esclusivamente al perseguimento dell’interesse generale. In mancanza della quale, siamo anche disposti a dimetterci come cittadini di Orta di Atella”. La bocciatura della maggioranza è senza appello. Ma nell’opposizione si allarga il solco tra le varie anime. Sotto alcuni documenti compare il simbolo del Pd, ma non quello dei Gd. E viceversa. E stavolta, a differenza del passato, anche Roseto ha intrapreso una strada diversa da Piccirillo. Lui e il capogruppo consiliare non firmarono il ricorso contro il Puc presentato da 5 consiglieri di opposizione, tra cui i due Democrat De Micco e Minichino. Come spiega in una video-intervista a Campania Notizie (che andrà in onda a breve), non condivise le ragioni politiche di quella scelta. Ora Roseto si è messo in cammino con le forze di sinistra e con i giovani dem. E lo ha fatto senza chiedere il sostegno di Piccirillo, ma solo sulla base di un progetto amministrativo in grado di includere solo gli esponenti politici e istituzionali, i partiti e i movimenti che in passato non hanno avuto nulla a che vedere con l’attuale maggioranza. Del resto, come dice a chiare lettere Enzo Tosti, sempre ai nostri microfoni (anche la sua intervista sarà pubblicata a breve), è questa la pregiudiziale posta da Rifondazione Comunista e dalla Lista Tsipras. Un programma ambizioso che non sarà facile attuare. Checché se ne dica, durante l’era Brancaccio sono pochi quelli che non hanno avuto una lunga storia d’amore (politico-amministrativa) con il sindaco. In qualche caso con appaganti gratificazioni…
Mario De Michele