Sta facendo di tutto per spaccare il fronte dei dissidenti. Prima con la gestione “ambigua” dell’assemblea provinciale sulla sfiducia a Raffaele Vitale, come denunciato anche da qualche big dei ribelli. Ora con il ricorso al Tar contro l’elezione dei nuovi vertici dell’Asi di Caserta. E se due indizi fanno una prova, appare sempre più evidente che Enzo Cappello sta giocando una doppia partita. Quella finta sul piano politico. Quella vera sul versante personale. La decisione di rivolgersi al Tribunale amministrativo ha fatto storcere il naso a molti componenti dell’eterogena area della minoranza Pd. Qualcuno, come Vito Marotta, fedelissimo di Lucia Esposito, addirittura non è stato neanche informato dell’iniziativa del presidente del partito e sindaco di Piedimonte Matese. Ad altri, tra cui Nicola Caputo, è stato semplicemente comunicato a cose fatte. L’europarlamentare non ha gradito. Vuole continuare a battere la pista politica. L’obiettivo è mandare a casa il gruppo dirigente che ha fallito nella gestione del partito, non piazzare questo o quel nome nell’Asi. Insomma, una fuga in avanti che non è piaciuta. Giustamente. E che alimenta altri dubbi sulla condotta di Cappello. Aleggia e si rafforza il sospetto che la sua contrarietà all’accordo sul Consorzio tra dem, Forza Italia e Ncd non scaturisca da motivazioni politiche, ma dalla mancata conferma del fratello Piero alla guida dell’ente strumentale. Del resto ci sono contraddizioni a iosa a conferma di questa tesi. Cappello ha sottoscritto la mozione Capacchione per chiedere il ritiro dal Cda Asi di Raffaella Pignetti e del discusso Biagio Lusini, espressione dei Democrat, precisamente dei gruppi Graziano-Stellato. Posizione politicamente legittima. Per molti versi condivisibile. Se non fosse che lo stesso primo cittadino pedemontano sta predicando bene ma ha razzolato male. Il documento della senatrice, votato all’unanimità e non ancora attuato dal segretario facente finzione (che mai lo attuerà senza l’ok dei suoi burattinai) contiene due aspetti essenziali. Il primo di naturale morale, in riferimento all’indicazione di Lusini, sindaco di Teverola chiacchierato e chiamato in causa da qualche pentito. Il secondo, altrettanto importante, di profilo politico: il Pd casertano non deve aver nessun rapporto politico con Forza Italia, l’intesa bipartisan non si doveva fare. Ecco la buccia di banana sulla quale è scivolato il presidente dei dem. Nella fase delle trattative ha chiesto e tenuto una serie di incontri, segreti e senza mandato politico, proprio con diversi emissari azzurri per trovare un accordo per “salvare” il fratello. Ci sono state anche riunioni tra lui e gli uomini di fiducia di Carlo Sarro. Per non parlare del filo diretto con il consigliere regionale Massimo Grimaldi del Nuovo Psi. Congetture? Indiscrezioni senza conferme? Bugie? Diciamo pure di sì. E allora atteniamoci alle dichiarazioni ufficiali di Cappello. Fu proprio lui pochi giorni prima del patto tra dem, Fi e Ndc a sentenziare tramite una nota stampa che per la gestione degli enti strumentali “bisogna dialogare con tutti, anche con Forza Italia”. Il sindaco di Piedimonte Matese uscì con testa fuori dal sacco perché Graziano e company avrebbero voluto chiudere l’accordo solo con Ncd. Poi ci fu un problema di numeri. E si optò per l’intesa trasversale. Un errore, certo. Aggravato dal fatto che Graziano ha indicato due nomi vicino a lui, uno dei quali, Lusini, sicuramente non opportuno sotto il profilo politico, con la conseguente e inevitabile implosione del partito. Ma l’ultimo a poter puntare il dito contro l’intesa con gli azzurri è proprio Cappello, perché lui, se avesse potuto accordarsi con i berluscones sul nome del fratello, lo avrebbe fatto in un batter baleno. Alla Superman, più veloce della luce. Del resto, gli amoreggiamenti con i forzisti risalgono già a molto prima. L’allora presidente dell’Asi Piero Capello si oppose con tutte le forze a convocare l’assemblea per il rinnovo del Cda, scaduto da tempo, prestando il fianco alla Regione che dispose il commissariamento del Consorzio. Tutti parlarono di un patto con Fulvio Martusciello, allora assessore della Giunta Caldoro, oggi deputato europeo azzurro. Un’ultima riflessione sul contenuto del ricorso al Tar. Il sindaco Cappello chiede la sospensiva sull’elezione dei nuovi vertici per motivi di incompatibilità e inconferibilità rispetto alla presenza dei primi cittadini nel consiglio generale del Consorzio e nel Cda. Due domande. La prima di tipo giuridico: anche lui fa parte dell’assemblea dell’Asi, quindi sarebbe egli stesso incompatibile? E come mai se n’è accorto solo oggi? Il secondo quesito è di ordine squisitamente politico: il fratello del presidente del Pd e del sindaco di Piedimonte Matese è compatibile con la carica di presidente dell’Asi?
Mario De Michele