Sei persone sono indagate dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere in un’inchiesta sulla concessione di 132 appalti “urgenti”, molti nella Reggia di Caserta, per svariati milioni di euro, a ditte “amiche”. Secondo i pm, che hanno chiuso le indagini, il ricorso illegittimo alla “somma urgenza” consentiva di evitare le gare di appalto. Tra gli indagati – secondo quanto apprende l’Ansa – vi sono l’ex sovrintendente Paola Raffaella David, oggi sovrintendente a Pisa, i funzionari tuttora in servizio alla Reggia Marco Mazzarella, Andrea Corvino e Giuseppe Graziano, e l’attuale sovrintendente dei beni architettonici e paesaggistici per le province di Brindisi, Lecce e Taranto Francesco Canestrini. E’ indagato per la sola ipotesi di reato di furto un dipendente di una ditta di traslochi accusato di aver rubato un parafulmine ad aprile 2013 che era collocato sul tetto della Reggia di Caserta, la cosiddetta “Gabbia di Faraday”. In questi giorni, i pm Domenico Musto e Gennaro Damiano della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ha notificato, tramite i carabinieri del Comando provinciale di Caserta, l’avviso di conclusione indagini per i reati di turbativa d’asta, falsità materiale e ideologica, e furto (solo per l’operaio). Secondo quanto emerge dalle indagini, dal 2010 al 2013 la Sovrintendenza di Caserta e Benevento avrebbe concesso appalti per alcuni milioni di euro a un ristretto numero di ditte “amiche”, molti dei quali relativi alla Reggia di Caserta ma anche ai monumenti sanniti, senza alcuna gara e con il ricorso – secondo l’ipotesi accusatoria – sistematico e illegittimo alla somma urgenza. Il sistema di affidamento dei lavori “urgenti” nella Reggia di Caserta a ditte “amiche”, scoperto dagli inquirenti che hanno notificato sei avvisi di chiusura indagini, era semplice: gli indagati – si sostiene – procedevano prima all’artificioso frazionamento dei lavori di rilevante entità economica, anche attraverso false perizie, in modo da far figurare in luogo dell’unico lavoro più prestazioni di entità inferiore alla soglia di legge che obbliga a procedere a gare ad evidenza pubblica (gara informale per opere da 40 a 200mila euro e gara formale per lavori oltre i 200mila euro, ndr). Una volta operato il frazionamento, veniva – è l’ipotesi avanzata – falsamente attestata la somma urgenza e si procedeva così all’affidamento diretto alle ditte “amiche”. Le indagini dirette dal pm di Santa Maria Capua Vetere, Domenico Musto, cui si è aggiunto poco dopo il sostituto Gennaro Damiano, sono partite nell’aprile del 2013 quando una funzionaria della Sovrintendenza di Caserta e Benevento ha denunciato il furto dei tondini e delle altre componenti in metallo della gabbia di Faraday, dal tetto della Reggia di Caserta. L’attività investigativa è stata condotta dai carabinieri anche attraverso l’uso delle intercettazioni. I pm hanno ascoltato come persona informata sui fatti il direttore regionale dei Beni Culturali della Campania Gregorio Angelini, che proprio a metà 2013 aveva ordinato di sua iniziativa un’ispezione amministrativa interna. Dalle testimonianze e dalle analisi delle migliaia di pagine acquisite è emerso il ricorso costante della Sovrintendenza, allora diretta dalla David, all’istituto della somma urgenza e all’affidamento diretto dei lavori. Attraverso questo sistema, secondo gli inquirenti, nel Palazzo Vanvitelliano, per esempio, sono stati realizzati rilevanti lavori per i quale sarebbero servite normali gare pubbliche, come quelli relativi alla manutenzione di impianti e al rifacimento dei bagni passando per l’installazione dei tornelli all’ingresso principale. Si tratta tra l’altro, hanno scoperto gli inquirenti, di opere che erano state oggetto anche di programmazione da parte della Sovrintendenza, che poi però ha proceduto ricorrendo alla somma urgenza. Tra i lavori affidati a poche ditte casertane anche alcuni in provincia di Benevento. Per la David e i due funzionari Marco Mazzarella e Andrea Corvino, tra il 2010 e il 2013 all’ufficio amministrativo della Sovrintendenza, i pm avevano chiesto nell’estate dello scorso anno la misura cautelare dell’interdizione dai pubblici uffici ma il gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha rigettato la richiesta ritenendo che mancasse il requisito della reiterazione del reato, dal momento che nessuno dei tre ha mantenuto quel ruolo oggetto di indagine; nessuna misura è stata invece richiesta per l’attuale sovrintendente di Lecce, Brindisi e Taranto Francesco Canestrini, che allora era responsabile del Parco Reale e del Giardino Inglese.