Ha dialogato con i dissidenti. Ma soprattutto ha raccolto le istanze provenienti dal territorio. Ora dovrà tirare le somme. E valutare se l’accordo con Graziano-Stellato-Marino è la strada migliore per superare la guerra nel Pd casertano, oppure se non c’è altra soluzione che arrivare, prima o poi, alla resa dei conti. Stavolta definitiva, dopo la mozione di sfiducia contro il segretario facente finzione Raffaele Vitale, bocciata per un pugno di voti. Le giornate di fine settimana lontano da Bruxelles sono state per Nicola Caputo all’insegna di incontri febbrili e confronti serrati. E il telefono è diventato rovente a furia di parlare con quanti più dirigenti e militanti possibile. In verità l’europarlamentare ha più ascoltato che parlato. Fin da quando si è aperto il canale con l’attuale maggioranza(?), ha posto sul tavolo i temi della condivisione e dell’unità. Ma forse chi ha condotto le trattative per conto dei caputiani è andato un po’ oltre il mandato ricevuto. E si è spinto a discutere anche di altro. Per esempio, della nuova segreteria e dell’elezione della direzione. Per questo il deputato europeo ha speso i suoi giorni trascorsi a casa per avviare un’ampia consultazione, prima con i suoi, poi con il gruppo dei ribelli, e infine con la base del partito. E proprio dai circoli ha ricevuto molte sollecitazioni. “Pensavo di riposarmi un po’ – dice Caputo con una punta di ironia – e invece sono state giornate intense. C’è tutta la volontà di pacificare il partito. Proprio per questo tutti devono essere attori principali, dai vertici fino all’ultimo iscritto. La mozione di sfiducia a Vitale è stata presentata perché non c’è stata una gestione in grado di superare le logiche congressuali e perché è mancato qualsiasi tentativo di ragionare veramente, non solo a parole, nella direzione dell’unità. Io invece sto lavorando per dare un orizzonte diverso al Pd casertano. Ci attendono sfide importanti, dobbiamo dare risposte ai problemi dei territori, non possiamo continuare a salvaguardare rendite di posizione controproducenti per l’azione politica del partito. La nostra gente ci chiede altro”. Ma la “grande coalizione” con Stellato, Graziano e Marino si farà? “Vedremo nei prossimi giorni”, risponde Caputo. “Ma una cosa è certa: non sarà un accordo di potere. L’obiettivo è pacificare il Pd, non è spartirsi poltrone o promettere mari e monti a tutti per un tornaconto personale”. Una posizione da “padre nobile”. Da figura istituzionale che auspica il superamento delle contrapposizioni tra le diverse anime dei Democrat. Però, e giustamente, non ad ogni costo. Il nuovo corso deve essere condiviso da tutto il partito. Ovviamente raggiungere l’unanimismo è difficile. E improbabile. Ma il “grosso” del partito deve sposare il progetto. Altrimenti le cose si complicano. Allora, un’altra domanda diventa d’obbligo: ci sono le condizioni per sotterrare l’ascia di guerra? “Dipende dalle questioni politiche che, ripeto, non ho posto solo io”, spiega il deputato più stacanovista del Parlamento europeo. E aggiunge: “Non possiamo far finta di nulla rispetto alla vicenda Asi Caserta. C’è da oltre un mese un deliberato dell’assemblea provinciale che ha chiesto all’unanimità, quindi anche con il parere favorevole di Vitale, le dimissioni dei componenti del Cda indicati dal Pd. Perché non è stato ancora attuato? Ecco, se veramente vogliamo invertire la rotta, dobbiamo dare segnali chiari e inequivocabili su una delle questioni che ha aperto un solco nel partito”. Insomma, servono altri giorni di riflessione e confronto. Poi il dado sarà tratto. E tra la metà e la fine di questa settimana sapremo con certezza se nascerà la “grande coalizione”. Se prima i bookmakers davano per scontato l’accordo, ora le previsioni sono molto più caute: il 50% dice che il “compromesso storico” si farà, l’altro 50% consiglia di puntare sul “no”. Bookmakers spaccati a metà. Come il Pd casertano.

Mario De Michele

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