Nessun perdono da parte della famiglia di Tiziano Della Ratta, il carabiniere ucciso durante una rapina ad una gioielleria il 27 aprile 2013 a Maddaloni (Caserta). In quell’occasione il maresciallo Domenico Trombetta riporto’ numerose ferite. Nei giorni scorsi in una lettera indirizzata alla madre, alla moglie e soprattutto al figlio di Della Ratta, uno dei 10 imputati del processo in corso a Santa Maria Capua Vetere, Domenico Ronga, ha chiesto perdono. Il “no” del figlio, di 2 anni, è stato espresso idealmente dalla madre: “Quando io avevo sette mesi – è detto nella risposta a Ronga diffusa attraverso gli avvocati Diego Perugini e Marianna Febbraio – lei, insieme con i suoi complici, ha ucciso mio padre. Non mi interessano i motivi per cui lo ha fatto. Niente può giustificare il comportamento di chi uccide barbaramente; di chi rapina per vivere”. “Quelle scuse che ho letto, a ridosso della sentenza che sta per essere emessa nel processo per l’uccisione di mio padre – si legge nella risposta – hanno un solo scopo: ottenere un pena più mite. Ebbene ciò non accadrà col mio permesso. Non accadrà grazie al mio perdono. Perché io non la perdono. I miei familiari non la perdonano. Spero che non la perdonerà neanche suo figlio. Io chiedo solo che la Giustizia riaffermi i principi per cui è morto mio padre e lei venga condannato, come i suoi complici, ad una pena adeguata al crimine abominevole che ha commesso. Altro non ho da dire e ciò vale per lei e per i suoi complici, per ora e per sempre.

 

 

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