CAPODRISE. Il segretario politico di “Centro Città”, Angelo Andrea Cecere, rompe il silenzio e, in una nota, ribatte alle accuse mosse alla maggioranza dagli ex alleati di “Capodrise c’è”. «Questi “nuovi eroi” – esordisce Cecere – continuano a falsificare la realtà. Gridano al “ribaltone” perché il sindaco Angelo Crescente ha nominato suo vice e assessore un consigliere comunale che milita in maggioranza da più di cinque mesi. L’adesione di Silvestro Ferraro risale al 19 settembre 2014 ed è frutto di un accordo tra le forze che allora sostenevano “Capodrise rinasce” e il Partito socialista europeo». Quel giorno, nella sede del Pse, in piazza Massaro, ci fu una riunione alla quale partecipò pure Luigi Colella, fratello di Sossio Colella, membro della delegazione trattante; fu stilato un verbale firmato da tutti e diffuso attraverso un comunicato stampa. «Di che “ribaltone” – si chiede Cecere – stiamo parlando? L’unico tentativo di ribaltare il voto del 2011 era quello che avrebbero voluto realizzare proprio Colella & Co.: i tre s’illudevano di poter ricattare la compagine di governo. Ma, accecati dalla sete di potere e di poltrone, nemmeno un’addizione sono riusciti a fare e, alla conta in Consiglio, i loro voti si sono rivelati carta straccia. Su un particolare, però, hanno ragione: li abbiamo cacciati. È stata una decisione tanto sofferta quanto inevitabile: tenere in maggioranza chi, mascherato dietro al “bene comune”, era dedito solo al pettegolezzo e all’inciucio era divenuto insostenibile». Alla vigilia del rimpasto, nonostante i numeri fossero già dalla parte di Crescente, il sindaco li aveva convocati con una buona proposta da offrire. «Eppure – ricorda Cecere -, persino in quella circostanza è continuato il gioco al rialzo che andava avanti da settimane. Forti dell’ingresso di un consigliere “rubato” agli alleati, volevano colonizzare la giunta, pretendendo due assessorati su quattro, la delega ai lavori pubblici o all’urbanistica e quella di vicesindaco. Oggi, in un’escalation di insensatezza e di ignoranza, “Capodrise c’è”, al seguito di una banda brancaleone di sfasciacarrozze, pare si siano rivolti all’Autorità nazionale anticorruzione e al magistrato Raffaele Cantone, paventando chissà quali violazioni nel bando di gara sul campo sportivo. Erano liberi di farlo, per carità. È, ormai, chiaro a tutti, però, che si tratti di una macchinazione che ha l’obiettivo di colpire un progetto politico e amministrativo, che, in anni difficili per la finanza pubblica, è riuscito a tenere la barra dritta, a mettere i conti in ordine, a pianificare cose utili alla città». Capodrise ha bisogno di risposte e per “Centro Città” il bando per il rilancio della struttura sportiva è una scelta legittima, saggia e lungimirante. «La pazienza, tuttavia, ha un limite – avverte Cecere – e quel limite è stato valicato. I finti giovani e i finti moralisti, se proprio vogliono dare fiato alla bocca, rivelino ai cittadini gli interessi occulti che stanno difendendo; abbiano il coraggio, almeno una volta nella vita, di dire la verità: di rivelare che a Capodrise esiste un disegno scellerato ordito per bloccare il corso naturale della legge e per impedire di realizzare un’infrastruttura, a costo zero per l’ente, che creerà – conclude Cecere – occasioni di svago per le famiglie e per i giovani. Quelli veri!»

 

 

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