Riceviamo e pubblichiamo la toccante lettera di Elena Ronzullo, madre di un giovane 19enne morto in un incidente stradale sulla Trentola Ischitella nell’estate del 2008. Da allora, insieme al marito, ha iniziato una battaglia legale per cercare di accertare la verità su quel terribile incidente. “Mi chiamo Elena Ronzullo e sono la mamma di Luigi Ciaramella, mio figlio aveva una vita da vivere che sembrava lunga davanti a se, ma un maledetto giorno il 31-07-2008, la nostra esistenza è cambiata atrocemente. Nessuna madre dovrebbe provare un dolore così grande. Parlare bene del proprio figlio sembra una cosa scontata, spesso per questo preferisco riportare le parole di chi lo conosceva bene. Amici, parenti e conoscenti lo adoravano, perché era un bravo ragazzo, senza grilli per la testa e sempre disposto a dare una mano quando ve ne era bisogno. Quello che mi resta è il ricordo che vive in me e quelli che ha lasciato negli altri, che spesso mi raccontano cose che neppure conoscevo perché era un ragazzo riservato. Luigi era figlio unico, è nato l’8 Aprile del 1989, la sua nascita ha riempito i nostri cuori, portando allegria, gioia, e tanto Amore, crescerlo è stato facile perché era un bambino tranquillo, tranne quando doveva mangiare, e man mano che cresceva incominciavano ad affiorare i suoi desideri e le sue aspirazioni. Quando ha raccontato il suo primo sogno aveva solo sette anni, disse di voler ballare e lo fece. Insieme alla compagna di ballo ha iniziato a muovere i primi passi di danza, e da principianti piano piano hanno fatto progressi, così le soddisfazioni sono ben presto arrivate insieme alle coppe. Poi intraprese il calcetto, ma oltre allo sport domandava frequentemente di poter lavorare. Fin da piccolo mi chiedeva di continuo di poterlo fare, io non volevo perché pensavo fosse troppo presto e perché come tutte le mamme volevo provvedere io a lui. Dopo alcuni anni ha iniziato, si è cimentato in ogni attività con grande umiltà e impegno, ha fatto il muratore, poi il pittore e anche l’elettrauto. Ad un tratto mi disse: «Mamma quando diventerò più grande, vorrei fare salvataggio» e la sua ostinazione lo condusse ad avverare un altro piccolo sogno. Il papà gli fece prendere il brevetto e iniziò a lavorare al “net deam “dove salvò la vita a diverse persone. Spesso ricordo il suo diciottesimo compleanno, il giorno dopo mi disse: «Mamma ora sono maggiorenne potresti darmi un’ora in più quando esco?» io gli risposi che per un giorno non era cambiato nulla e che doveva sempre rispettare le regole, e lui senza battere ciglio mi disse «ok, anche se ho la patente, mamma come faccio a dirti di no io ti amo.» L’unica cosa che cambiò dopo i suoi diciotto anni, fu quella di guidare il pulmino per andare a prendere i ragazzi a scuola, e quando finiva il giro anche lui andava a scuola per concludere gli studi. Si diplomò in ragioneria. A maggio del 2008, fu contattato dal titolare di un lido balneare, che gli chiese se voleva lavorare come guardaspiaggia nel suo stabilimento e lui subito accettò. Anche lì si è fatto conoscere e amare per la sua educazione, e per la gioia con cui conteggiava tutti, guai infatti se qualcuno era giù di morale, lui diceva che «la vita era bella e che i guai erano altri». Ed io mai avrei immaginato che quei guai sarebbero presto arrivati in casa nostra, e che dopo il 31 luglio 2008 quel sorriso raggiante non l’avrei più potuto vedere. Quel giorno Luigi uscì di casa con la mia macchina alle ore 7.20 del mattino, per recarsi sul luogo di lavoro, ma non arrivò mai, perché quel maledetto giorno qualcun’altro ha deciso della sua vita, uscendo da un varco abusivo senza guardare, tamponando la sua macchina e facendolo impattare contro un palo dell’ENEL. Sono bastati pochi istanti per trasformare la nostra quotidianità, fatta di semplicità e serenità, in un incubo senza fine. Una famiglia felice è stata smembrata, ed io e mio marito ci sentiamo come dei morti viventi. La nostra casa è vuota e nostro figlio lo hanno trasformato in un numero di fascicolo, in attesa che la giustizia a rilento faccia il suo percorso. Ma nonostante il dolore, ringrazio Dio di avermi donato un figlio meraviglioso, anche se per poco tempo. Diciannove anni d’amore non sono nulla per una mamma che si aspetta di veder crescere e di spegnersi prima del proprio figlio, come natura vuole. Sto cercando di portare avanti quello che sembrava essere l’attitudine e il destino di Luigi, cerco ogni giorno con il mio impegno ma con la sua forza di mantenere la promessa che gli ho fatto, cioè di regalare sorrisi a chi ne ha bisogno ed evitare lacrime a tanti genitori come noi, che corrono il rischio di perdere i propri cari a causa della scarsa sicurezza delle nostre strade. Spero che con le associazioni Aifvs e Mamma Coraggio, di cui faccio parte insieme ad altri genitori che come me portano questo dolore negli occhi e nel cuore, possa raccogliere buoni frutti nell’attività di sensibilizzazione. Vorrei che mio figlio fosse orgoglioso di me, come io sono stata di lui, e vorrei condividere con i molti giovani e le tante persone che si mettono alla guida, le parole che lui mi diceva: «sappi che io ti amo e non potrei mai darti un dispiacere, anzi mamma se tu morissi io senza te non potrei vivere», questo per ricordare che ogni vostro gesto può incidere sulla vostra e sulla vita degli altri”.

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