“Il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, istituisca subito un tavolo con le istituzioni e i rappresentanti delle associazioni della città di Aversa e della Provincia di Caserta per discutere sul futuro dell’ex Opg di Aversa, sull’utilizzo di un bene pubblico di grande valore storico per tutta la comunità normanna”. A lanciare l’appello è il Consigliere Regionale del Partito Democratico, Gennaro Oliviero. “La decisione di chiudere gli Opg – spiega Oliviero – è una decisione importante, frutto di anni di lunghe battaglie: occorre decidere, insieme alle autorità locali, alle istituzioni, ai cittadini e alle associazioni, come questa struttura possa valorizzare ulteriormente un centro storico cittadino che, negli ultimi anni sta vivendo un nuovo risveglio culturale. Per questo – continua Oliviero – faccio appello al ministro perché un tavolo istituzionale può accompagnare di pari passo il futuro della struttura. Ad oggi infatti – ricorda il consigliere regionale del Pd – erano presenti 96 internati. I poliziotti penitenziari impegnati sono 79, degli internati quelli per cui è stata accertata la pericolosità sociale e stanno quindi scontando la misura di sicurezza sono 39. Anche ad Aversa ci sono persone che potrebbero essere dimesse per quanto riguarda la loro pericolosità sociale, ma che l’istituzione non riesce a dimettere per la mancanza di accoglienza sanitaria sul territorio. Quelli che attualmente vi sono internati usciranno pian piano. Di alcuni se ne farà carico la ASL, a livello di servizi mentali territoriali che niente hanno a che fare con l’area penale. Quelli socialmente pericolosi dovrebbero essere invece trasferiti nelle REMS entro la fine dell’estate. Occorre – continua Oliviero – un raccordo operativo e costante dell’autorità giudiziaria con i dipartimenti di salute mentale dell’Asl, in modo da favorire dignità, assistenza sanitaria e soprattutto percorsi di inclusione, laddove nel superamento della dimensione carceraria dovranno essere adottate misure tese alla riabilitazione sociale dell’individuo in modo da poterlo restituire alla propria comunità di riferimento. Tuttavia, è importante che le stesse REMS mettano al centro un progetto di cura che non sia solo sedazione, ma la presa in carico sociale dell’essere umano”.

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