Accendere i riflettori mentre si è ancora in tempo: è quanto hanno voluto fare oggi i deputati e i senatori Cinque Stelle e i comitati dei cittadini di Falciano del Massico a proposito della vicenda della cava Cesque, nel casertano. Le Commissioni bicamerali che si occupano di Ecomafie e di Antimafia hanno ufficialmente dichiarato che avvieranno un’istruttoria su questa vicenda. La cava – hanno spiegato oggi il vicepresidente della Camera M5S Luigi Di Maio, Vilma Moronese, membro della Commissione Ambiente al Senato, Paola Nugnes, membro della commissione Bicamerale sulle Ecomafie, Giulia Sarti, componente della commissione bicamerale Antimafia e Valeria Ciarambino, candidata presidente M5S alla Regione Campania – è stata sottoposta più volte a sequestro per reati che riguardavano lo sversamento illecito ed il miscelamento di rifiuti pericolosi. “Non solo – ha spiegato Morese – il titolare della cava risulta essere un affiliato al clan dei Casalesi, famiglia Schiavone, in quanto metteva stabilmente a disposizione della famiglia i propri impianti di produzione del calcestruzzo e le proprie strutture societarie, ottenendo, di contro, dall’organizzazione mafiosa, l’ingresso nel novero delle aziende oligopoliste presenti sul mercato casertano”. La cava, inoltre, è stata sottoposta a sequestro prima parzialmente nel 2005 e, nel 2009, è stato sottoposto a sequestro l’intero sito di cava e l’annesso impianto di frantumazione. – Il titolare della ditta Ecla è stato sottoposto ad arresto – hanno spiegato oggi i deputati e i senatori Cinque Stelle in conferenza stampa – sia in quanto accusato di sversamento illecito, miscelazione di rifiuti pericolosi e violazione dei sigilli dell’autorità giudiziaria, sia perchè coinvolto nell’operazione “Il principe e la ballerina” che vedeva implicato anche l’ex sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino. Quanto all’attività estrattiva, risulterebbe che la società Ecla, nonostante abbia presentato nel 1986 istanza per la prosecuzione dell’esercizio dell’attività estrattiva, ha operato, fino ad oggi, senza aver mai avuto un’autorizzazione formale a questa attività ed ha agito applicando continue deroghe dei termini previsti dalla legge per lo svolgimento delle attività. “Nonostante il parere negativo del Genio Civile e dell’Arpac – hanno spiegato gli esponenti Cinque Stelle – l’autorizzazione è stata rilasciata non tenendo conto neppure della mancanza della certificazione antimafia”. Per Giulia Sarti “è emblematico che nessuno si indigni o si attivi e questo sistema continui. In Antimafia ascolteremo la Provincia, il prefetto di Caserta e cercheremo di capire perchè non è scattata l’interdittiva antimafia. Da una vicenda come questa può venire fuori una proposta di legge, per esempio sulla certificazione antimafia”. Ciarambino ha invece spiegato che, se eletta alla presidenza della Regione, punterà sulla riqualificazione del patrimonio esistente, sul miglioramento energetico, sul recupero del litorale domizio, “mettendo un deciso stop alla gestione del territorio a imprese in odore di mafia”.