“Nella rubrica ‘Ma mi faccia il piacere’ a firma di Marco Travaglio, pubblicata oggi sulle colonne de “Il Fatto Quotidiano”, l’italico censore depositario della verità, nonché delle veline giudiziarie con le quali egli massacra gratuitamente politici e cittadini (con sentenze inappellabili, molto più veloci di quelle non ancora emerse dalla magistratura), accosta maliziosamente il mio nome a quello di Nicola Cosentino, non già come trentennale conoscente dello stesso, bensì come espressione di quel variegato mondo criminale denominato clan dei Casalesi. Intendo sottrarmi non già al giudizio di Travaglio, che è padrone di scrivere quel che crede (ovviamente assumendosi le responsabilità del caso), quanto ad ogni forma di strumentale utilizzo della mia immagine e del mio buon nome con ambienti e vicende giudiziarie alle quali sono da sempre estraneo. Libera la stampa di dedurre quel che crede ed io di elevare la mia protesta contro il carcere preventivo che tuttora subisce Cosentino senza uno straccio di prova dopo quattro anni di dibattimento. Ma libero io di querelare Travaglio che, spero, possa dar conto nelle opportune sedi giudiziarie di questo giudizio infondato ed infame al tempo stesso”. Lo dice il senatore Vincenzo D’Anna, vicepresidente del gruppo Gal, ma eletto in Campania nelle file del Pdl-Fi