«A seguito dei sopralluoghi condotti nell’area del Parco Nazionale del Vesuvio, in particolar modo quelli in località Pozzelle nei pressi dell’ex Discarica Sari 1, abbiamo avviato un’interlocuzione con il Ministero all’Ambiente e l’ultima comunicazione restituisce una situazione tanto paradossale quanto intollerabile: non solo non è mai partita la bonifica, ma nemmeno si è mai avviata la caratterizzazione dell’area, mentre gli uffici competenti della Città Metropolitana certificano di attendere ancora i risultati delle analisi condotte dall’ARPAC sull’acqua di falda» lo afferma il Presidente della Commissione Regionale Bonifiche ed Ecomafie Antonio Amato a seguito delle comunicazioni intercorse con il Ministero dell’Ambiente per le denunce fatte dalla commissione regionale dopo i sopralluoghi nell’area del Parco del Vesuvio «Nel corso dei sopralluoghi abbiamo fotografato una situazione di sostanziale abbandono delle ex aree di discarica, l’assenza di qualsiasi azione di bonifica, la presenza di tonnellate di ecoballe lasciate a marcire da anni. Nel rispetto del nostro mandato istituzionale» continua Amato «abbiamo denunciato la situazione alle istituzioni competenti interessando direttamente il Ministero dell’Ambiente. Questo a sua volta ha avviato le verifiche necessarie con gli uffici competenti della Regione e della Città Metropolitana, restituendo una situazione desolante e preoccupante. Gli uffici ecologia della città metropolitana certificano che non è mai partita nemmeno la caratterizzazione, propedeutica a qualsiasi intervento di bonifica, pure già definita con una Conferenza dei Servizi del 2008, quando ancora gli interventi sull’area, quale Sito di Interesse Nazionale, erano di competenza del Governo. La declassificazione a sito di interesse regionale del 2013 trasferiscono le competenze alla regione. C’è uno specifico accordo di programma che prevede interventi per un importo di 5 milioni e 700 mila euro. E’ stato sottoscritto a novembre scorso, ma gli uffici della città metropolitana affermano testualmente che “non risulta siano stati adottati ulteriori provvedimenti finalizzati all’attivazione delle procedure di caratterizzazione del sito”. Insomma, non sarebbero state avviate nemmeno le comunque lunghe e complesse procedure burocratiche. Inoltre» prosegue Amato «sempre nella nota inviata dalla città metropolitana al ministero si afferma che “non sono ad oggi pervenute determinazioni analitiche da parte dell’ARPAC dei parametri chimici e chimico – fisici relative alla qualità dell’acqua di falda”, Insomma non si sa nemmeno se sono inquinate le falde, e fosse anche solo una deficienza informativa determinata da una mancata comunicazione tra organi competenti, sarebbe inconcepibile, a fronte di un’area che ha registrato un forte incremento dell’incidenza tumorale. Infine il contenzioso tutt’ora in corso con FIBE-FISIA ancora blocca lo svuotamento del sito di stoccaggio delle ecoballe. Ora basta» conclude Amato «bisogna concretizzare i piani, si deve ripristinare quanto prima il Sito di Interesse Nazionale, e, soprattutto, bisogna smetterla con questi assurdi rimpalli di responsabilità, serve chiarezza e assunzione di responsabilità. La messa in sicurezza e la bonifica dell’area del Parco del Vesuvio a Terzigno come a Ercolano, Torre del Greco, Sant’Anastasia e tutti gli altri comuni interessati, deve essere una priorità assoluta, tanto del governo nazionale quanto di quello nazionale. E’ in gioco la salute dei cittadini e un patrimonio ambientale inestimabile»